Rimini, accusa il padre di violenza. La psicologa: lei non può testimoniare

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La mamma ha trovato la forza di denunciare il marito violentatore dopo 12 anni di soprusi, solo quando la figlia le ha raccontato delle morbose attenzione rivoltele dal padre. Accuse pesanti che la ragazzina oggi adolescente non potrà ripetere davanti ai giudici che stanno giudicando il 48enne agli arresti domiciliari ormai da dieci mesi. Il perito nominato dal tribunale, infatti, ha accertato che la ragazzina assistita come parte civile insieme a mamma e fratello dall’avvocato Veronica Magnani, non è in grado di partecipare attivamente al dibattimento e di essere sottoposta al fuoco di fila della domande dell’avvocato Giuseppe Cincioni, difensore del genitore sotto processo. Sbrigata questa “formalità”, certamente di non poca importanza, hanno fatto seguito le testimonianze della maestra e di un’insegnante di sostegno del figlio, che a causa dei maltrattamenti subiti dal padre ha cercato di togliersi la vita. Davanti al giudice, entrambe hanno detto di non aver mai notato segni di maltrattamenti nell’alunno. L’udienza proseguirà per le discussioni finali e la sentenza il 18 novembre.

La storia

Come detto le porte dei Casetti su richiesta della pm Annadomenica Gallucci, si sono spalancate lo scorso novembre al termine delle indagini dei carabinieri. La donna ha raccontato così la vita da incubo fatta di una serie reiterata di insulti, maltrattamenti psicologici ed umiliazioni iniziati dal lontano 2009, quando la coppia viveva ancora fuori regione. Il trasferimento in riviera non ha calmato il padre padrone che, stando all’accusa, ha continuato a infierire sui suoi famigliari. Anzi, i suoi comportamenti vessatori sulla moglie sono stati estesi ai figli. Anche con loro, infatti, avrebbe iniziato a rivolgersi, sempre più frequentemente, con parolacce, insulti pesanti come macigni. Umiliazioni talmente forti al punto da spingere il primogenito a tentare il suicidio, gesto estremo per fortuna scongiurato all’ultimo secondo.

Verità scoperta dagli psicologi

Il quadro, già di per sé molto serio, è diventato ancor più grave, nella prosecuzione dell’inchiesta. Il tentato suicidio del primogenito, lo stato di profonda prostrazione di madre e figlia, hanno obbligato la procuratrice Gallucci a chiedere l’aiuto di professionisti del servizio di psicologia. E proprio durante i loro incontri con moglie e figlia dodicenne, sono emersi i presunti abusi sessuali di cui sarebbero state vittime da parte del marito/padre/padrone. In particolare la moglie sarebbe stata costretta a rapporti contro la propria volontà mentre la minore dapprima sarebbe stata palpeggiata nelle parti intime e poi insultata e picchiata per essersi opposta ad un rapporto sessuale completo.

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