Accoltellamento a Ravenna, l'aggressore: "Mi sono difeso"

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Al suo avvocato ha detto di essere stato aggredito alle spalle e di avere reagito per legittima difesa colpendo il rivale con il cutter che aveva in tasca. La fuga fino in Puglia? Lo avrebbe fatto per paura di eventuali ripercussioni. Sarebbe questa la versione di Angelo Salvatore, il 55enne originario di Foggia fermato domenica sera con l’accusa di tentato omicidio dopo essere scappato da piazza Baracca lasciando in fin di vita con un taglio alla gola il 38enne albanese Adriatik Kuqja. Ora l’indagato si trova nel carcere di Lucera (quello di Foggia era pieno), in attesa dell’udienza di convalida prevista domattina. Davanti al giudice per le indagini preliminari Margherita Grippo potrà decidere se rispondere o meno alle domande, riferendo una versione al momento confidata al proprio difensore, l’avvocato Vittorio Piemontese.

La discussione al bar

Secondo quanto riferito dall’indagato, nel tardo pomeriggio di sabato si trovava al bar Selfie Now di piazza Baracca. Stava parlando con il barista, discutendo di politica. A detta del 55enne, lo straniero si sarebbe intromesso nella conversazione. Complice l’alcol, i toni si sono accesi. Ha parlato di insulti, poi minacce, al punto da decidere di proseguire la discussione all’esterno del locale. Avviandosi verso la porta sarebbe stato aggredito alle spalle. Ha detto di essere stato afferrato da dietro, di avere ricevuto un colpo al quale lui ha reagito estraendo il taglierino che aveva in tasca. Un oggetto “da lavoro”, ha spiegato, utilizzato solitamente nell’attività di meccanico. Si tratta dell’arma con la quale ha sferrato il fendente diretto al collo del rivale, recidendogli in parte la giugulare. La lama non è stata rinvenuta dai carabinieri del Nucleo Investigativo e del Reparto Operativo, coordinati nelle indagini dal sostituto procuratore Angela Scorza. Eppure Salvatore ha riferito di non essersene sbarazzato, nemmeno nel corso della fuga.

«Temevo ritorsioni»

La decisione di lasciare la città l’ha presa subito. Lo avrebbe fatto per paura di una ritorsione da parte degli amici della persona offesa, la quale, durante la lite gli avrebbe detto, minaccioso, «so dove abiti». Così è salito sulla Kia per andare a casa e cambiare auto, facendo perdere le proprie tracce a bordo della Fiat Stilo con la quale ha guidato per circa 440 chilometri, fino a Serracapriola, comune in provincia di Foggia. Qui avrebbe trovato rifugio in un appartamento che sapeva essere sfitto. Eppure all’interno, quando gli investigatori hanno bussato alla porta, non era solo. Al loro ingresso, l’amico che l’aveva ospitato si è sentito male, mentre lui saliva sul tetto passando da una botola. «Ero spaventato», avrebbe spiegato al proprio legale aggiungendo di essersi arreso non appena ha sentito i militari intimagli di fermarsi e alzare le mani. Altri dettagli potrebbero emergere durante l’interrogatorio di domani davanti al gip, che dovrà decidere anche sulla misura cautelare prima di trasmettere gli atti alla procura di Ravenna.

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