Da abuso edilizio a quello d'ufficio,sindaca Riccione rischia processo

Riccione

RICCIONE. Il libro della battaglia politica combattuta a colpi di esposti alla magistratura si arricchisce a Riccione di un altro capitolo. La sindaca Renata Tosi rischia, infatti, di essere processata per l'accusa di abuso d'ufficio in relazione a una vicenda legata ad alcuni presunti abusi edilizi nella casa di famiglia denunciata una prima volta alla procura dai gruppi di minoranza in consiglio comunale (Pd, Patto Civico e M5S) alla vigilia delle elezioni amministrative del 2017. Denuncia poi integrata successivamente con la segnalazione dei mancati provvedimenti da parte del Comune: le sarebbe stata risparmiata così una salata sanzione economica.

Il pubblico ministero Stefano Celli, titolare del fascicolo, ha notificato nei giorni scorsi alla prima cittadina riccionese e ad altri quattro indagati (tre tecnici e un dirigente comunale) l'avviso della conclusione delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. A partire da una mansarda “alzata” di venti centimetri e di una finestra trasformata in porta-finestra quasi venti anni fa si è arrivati a contestare, a vario titolo, ai soggetti coinvolti una serie di addebiti che vanno dalla falsità ideologica a ipotesi di abuso d’ufficio. L’abuso in questione non sarebbe stato sanabile e quindi, per evitare la demolizione, è stato necessario dimostrare che abbattere le modifiche avrebbe causato problemi strutturali alle altre parti dell’edificio: secondo l’accusa un tecnico sessantenne, incaricato di redigere la perizia giurata, avrebbe attestato il falso ottenendo, in alternativa, il sanzionamento. Una “multa” teorica di oltre 37mila euro che però è stata ritenuta non dovuta al termine di un procedimento amministrativo che si è chiuso con l’archiviazione. La Procura intravede nell’iter della pratica condotte dilatorie per consentire ai proprietari di usufruire di una nuova disciplina più favorevole. Nel mirino è finita anche una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) asseritamente «inammissibile». Tre ipotesi di abuso d’ufficio sono contestate a Vittorio Foschi, 65, cesenate, dirigente del settore Urbanistica-Edilizia del Comune di Riccione, difeso dall’avvocato Massimo Ciappini; nuove tegole per il dirigente cesenate dopo i tanti filoni processuali riuniti sul periodo in cui svolgeva analoghe funzioni a Cesenatico e per il quale è a processo per la costruzione dell’Hotel Da Vinci e del relativo stabilimento balneare.

L’unica contestazione che riguarda la sindaca, che è difesa dall’avvocato Cesare Brancaleoni, è l’ipotesi di abuso d’ufficio (in concorso con Foschi) relativa alla possibilità di legittimare l’immobile di famiglia mediante l’approvazione di una delibera sul risparmio energetico che ha introdotto «premialità di incremento della superficie totale». Foschi aveva espresso parere favorevole. Renata Tosi aveva votato a favore. Tutti gli indagati (gli altri sono difesi dagli avvocato Stefano Caroli e Luigino Biagini) hanno ancora qualche giorno di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie per spiegare le propri ragioni.

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