Abbiamo esaurito le risorse del pianeta

Ieri, 29 luglio 2019, è l’overshoot day. Cosa significa? Semplice: significa che dopo meno di 7 mesi dell’anno abbiamo esaurito le risorse del pianeta che abbiamo a disposizione ogni anno se vogliamo consentirgli di rigenerarsi e nei prossimi 5 mesi andremo “a prestito”. A prestito da chi? A prestito dal futuro, il futuro della Terra ma anche di tutti gli esseri viventi che la abitano, a cominciare dalle nuove generazioni della specie homo sapiens, che continuo a pensare sia ora di ribattezzare homo insapiens.

La cosa che impressiona e spaventa è il ritmo a cui la data dell’overshoot day arriva sempre prima, anno dopo anno. Nel 2018 era il 1° agosto, nel 2017 il 2 agosto, dieci anni fa il 20 agosto, vent’anni fa il 30 settembre, nel 1971 il 21 dicembre. Nell’anno in cui sono nato intaccavamo quindi le risorse del pianeta in misura tutto sommato ragionevole: solo per 10 giorni su 365 consumavamo in modo non sostenibile dal punto di vista ambientale i beni comuni per eccellenza: quelli della natura. Di questo passo, si stima che nel 2050, o forse anche prima, ci troveremo in una situazione in cui servirebbe un secondo pianeta Terra intero per riuscire a sopportare la nostra pesante “impronta ecologica”.


Per chi non coglie la drammaticità di tutto questo, forse può essere utile fare un paragone con le risorse che abbiamo sotto mano nella vita di tutti i giorni: i soldi. In pratica, è come se una persona con un discreto conto in banca guadagnasse 20.000 euro all’anno e ne spendesse circa 34.000 euro. All’inizio, attingendo ai risparmi, non ci sarebbe alcun problema. Ma dopo un po’ il conto si prosciugherebbe. E alla fine morirebbe di stenti. Quale opinione avreste di quella persona? La considerereste pazza e non ne avreste pena più di tanto. Pensereste, a ragione, che se la è andata a cercare, vivendo sopra le proprie possibilità. Perché non si è limitato a spendere 20.000 euro all’anno, almeno quando si è accorto che il denaro stava per finire? Eppure, la stessa cosa la stiamo facendo noi con il nostro “conto Terra”.
Allora, o siamo pazzi, o vogliamo suicidarci, o bisogna invertire la rotta e farlo immediatamente. Come? In tre modi.
Il primo, che può sembrare il più banale ma forse è il più difficile a causa dei nostri egoismi, è un cambiamento dei nostri stili di vita. Una vita un po’ più sobria, senza bisogno di rinunciare a grandi cose ma con un po’ meno di ansia da consumi, non è poi un sacrificio così insopportabile, visto quello che c’è in gioco, e magari sarebbe anche l’occasione per fare recuperare un po’ di spazio al nostro “essere”, ormai annullato dall’avere e dall’apparire: siamo in grado di capirlo, senza dovere scomodare i massimi sistemi, come la discussione sempre troppo astratta sulla “decrescita felice”?
Un secondo nostro alleato può essere la tecnologia. Finora il cosiddetto progresso, concepito in modo “sviluppista”, è stato la causa principale della continua anticipazione dell’overshoot day, ma oggi la scienza può davvero aiutarci a ridurre lo spreco di risorse, a partire da quelle energetiche: per riuscirci, dobbiamo però riportare le tecnologie a servizio dell’uomo e non ridurle a un semplice business.
Un terzo nodo da sciogliere, molto delicato ma a mio avviso fondamentale, è quello demografico. E’ inutile nasconderci dietro un dito, a costo di essere un po’ crudi: siamo troppi, e soprattutto rischiamo di esserlo in futuro. Sulla Terra vivono oggi circa 7,5 miliardi di persone e secondo le stime Onu nel 2025 si aggiungeranno altri 500 milioni di abitanti e nel 2100 la popolazione mondiale esploderà addirittura fino alla cifra di 11 miliardi di persone. Questa bomba demografica è concentrata nella parte più povera del globo, ma un dato sorprendente dell’Oms fa capire che con adeguate politiche la si può disinnescare senza bisogno di ricorrere a disumane imposizioni: si stima che oltre 200 milioni di donne in Africa, Asia e America Latina vorrebbero evitare la gravidanza, ma per varie ragioni (inclusa la cultura maschilista senza tempo e senza confini e certi integralismi religiosi, che le riducono a “macchine da riproduzione”) non usano metodi contraccettivi. Si può parlare anche di questo o è ancora un tabù?

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