A Santarcangelo i quadri di luce di Fabrizio Corneli

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“Era una notte buia e luminosa” e ora è rischiarata da luci parlanti: installazioni che, giocando con le ombre regalano immagini e visioni dall’inconsistenza materica, che, senza la luce, non solo non sono visibili ma non sono immaginabili. Il vernissage ha avuto luogo giorni fa e ogni giorno all’imbrunire, o comunque ogni sera e ogni notte, l’esposizione è visibile fino al 29 gennaio: sono previste visite guidate prenotandole alla Pro Loco.

L’esposizione è diffusa nelle vie del centro, in sei luoghi. Rientra nelle iniziative natalizie “Lòmm. Natale e Capodanno” promosse dal Comune e il suo autore è Fabrizio Corneli. L’artista fiorentino, classe 1958, dall’inizio della sua carriera artistica non ha dipinto con matite, pastelli, acquerelli o acrilici ma ha creato le sue immagini figurative con la luce, quella del sole o quella artificiale delle lampade. La sua personale ricerca, che conduce dalla fine degli anni ’70, lo ha portato a esporre in mostre e gallerie di tutto il mondo e a realizzare opere site-specific in Europa, in Giappone, India, Cina. Si potrebbe dire che è più scultore che pittore, perché le immagini che grazie a lui la luce crea sono prodotte dalle sue ingegnose macchine costruite e posizionate in modo che possano riprodurre figurazioni, umane, animali, floreali ma anche astratte, in bianco e nero o a colori. E spesso queste piccole macchine scultoree sono lamelle sottilissime di metallo, o di rame su cui infinitesimi segni creati da elaborati calcoli geometrici, sono in grado di riprodurre l’immagine.

Il percorso parte dal Municipio, dove le due installazioni “Iperboreo esagonale” e “Iperboreo Melancolia” si trovano sulla prima rampa delle scalinate. Prosegue alla Torre del palazzo del Supercinema dove troneggia “Grande Hermes”, sale poi in via dei Nobili dove s’incontra la “Grande sognatrice Giulia”. Altro punto è il Musas il cui giardino su Via della Costa, è vigilato da una “Lepre” e una “Volpe”. Altri due musetti, questa volta di un “Gufo” e di un “Topo” scrutano Via Ruggeri dalle pareti del Torrione di fronte al Teatro Lavatoio. La mostra si chiude nelle Grotte comunali dove nella grande sala circolare si ha l’impressione di essere dentro un caleidoscopio, titolo “Piazza dei miracoli” poiché proprio dal noto Campo pisano è tratta la formella che dà vita alle policromie in movimento che inondano la grotta.

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