A San Romualdo protagonista il violino

Cultura

«Trasmettere alle giovani generazioni la nostra arte e la nostra esperienza è oggi il nostro più importante scopo». Con queste parole Boris Belkin, direttore dell’Accademia del violino a Imola, introduceva la sua masterclass con i musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a Ravenna. Un percorso formativo che ora trova coronamento nel concerto in programma questa sera alle 21 nell’auditorium di San Romualdo. L’evento rappresenta il primo step della collaborazione con l’Accademia Internazionale “Incontri col maestro” di Imola.

L’affinità elettiva tra la Cherubini e l’Accademia era già affiorata a settembre, in occasione del concerto straordinario diretto da Riccardo Muti al teatro Stignani. Questa primavera il rapporto tra Imola e Ravenna si è concretizzato, anche grazie alla collaborazione con il Verdi, con il coinvolgimento di un artista quale Belkin.

Il programma

Belkin e Cherubini, affiancati da alcuni allievi dell’ Istituto superiore di studi musicali “Verdi”, eseguiranno i brani studiati in questi giorni, ovvero il Concerto per due violini BWV 1043 di Bach e il Concerto per violino e orchestra n. 1 op. 26 di Max Bruch.

Come gli altri due concerti per violino solo, anche quello doppio in Re minore risale agli anni trascorsi da Bach alla corte di Cöthen, dove l’ispirazione bachiana trovò nutrimento nelle opere di Vivaldi. Assimilatone il modello, il compositore ne utilizzò la struttura per ritornelli ed episodi piegandola a soluzioni innovative ed espandendone le potenzialità con la dottrina contrappuntistica. L’amalgama è denso e potente, in special modo dove l’intreccio arabescato delle linee “vocali” dei violini solisti si libra come d’incanto.

Max Bruch deve invece la sua fama quasi esclusivamente a questo Concerto completato nel 1866, che gli ha permesso di guadagnarsi un posto sicuro accanto ai capolavori lasciati da Beethoven, Mendelssohn, Brahms e Cajkovskij. L’insolita cadenza del solista nel primo movimento conquista la scena in un drammatico dialogo con l’orchestra, mentre l’accattivante e virtuosistico terzo movimento ha un sapore zigano, quasi certamente in omaggio al violinista ungherese Joseph Joachim, a cui l’opera è dedicata.

Biglietti: teatroalighieri.org

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