A Rimini mancano 80 farmacisti: “Servono soluzioni”

Meno laureati in Farmacia e troppi servizi da offrire alla clientela. Dopo dottori e infermieri, la nuova emergenza spunta da dietro il bancone: «Nel Riminese mancano 80 farmacisti». A segnalare una criticità che, diffusa in tutta la penisola, sta assumendo i contorni di un punto interrogativo è il presidente dell’Ordine dei farmacisti di Rimini, Giulio Mignani.

Dottor Mignani, da cosa deriva l’ennesima emorragia di camici?

«Le questioni complesse non hanno mai risposte semplici, ma il problema è reale, più sentito al Nord che al Sud, visto che il Meridione storicamente contava più disoccupati. Dati alla mano, negli ultimi 15 anni si rileva un progressivo aumento delle competenze legate alle farmacie, sempre più capaci di attirare nuovi servizi: dalla telemedicina alla prenotazione di visite, passando per vaccini e consulenze. Tradotto: nessun farmacista si limita più a dispensare medicinali ma gestisce anche una marea di altri compiti, quindi la mancanza di personale potrebbe dipendere da una lieve contrazione nel numero degli iscritti a Farmacia. Molti studenti sembrano più attirati dalla Facoltà di Medicina, vista la conclamata mancanza di dottori, il che si traduce nella nostra provincia nella mancanza di almeno 80 farmacisti. Su 700 professionisti che lavorano nel Riminese mancherebbe un 10-15% di nuove leve».

Ci sono quindi possibilità di assunzione in questo momento?

«L’altro giorno un amico e collega mi ha chiesto l’elenco di farmacisti disponibili per mail e io gli ho mandato lo scatto di un foglio bianco. Sul territorio si contano 100 farmacie e a mio avviso verrebbe assunto un dipendente ogni due attività. Detto questo, al momento non mi risultano semafori rossi né intralci per la stagione estiva alle porte, però qualche farmacia dovrà tirare la cinghia in termini di turni e orari. Per chiarezza, aggiungo che quasi tutte le farmacie hanno assunto almeno un dipendente in questi ultimi 2 o 3 anni, ma le cifre non bastano, è un buon segno per la nostra professione: significa che c’è bisogno di noi, ma servono soluzioni».

Quali medicinali mancano sugli scaffali? E soprattutto è vera emergenza?

«All’appello manca l’amoxicillina, appartenente alla famiglia delle penicilline e utilizzata contro varie malattie infettive nei bambini, dalla scarlattina all’infezione da streptococco di tipo A. Esistono valide alternative terapeutiche, prescritte dai medici, e nessuno è rimasto senza antibiotici. Le carenze sono la conseguenza della guerra in Ucraina, ma anche della fiammata dei prezzi delle materie prime e degli imballaggi. Per riassumere, la definirei la coda lunga del Covid, in compenso si comincia a rivedere l’Ibuprofene. Novità dell’ultim’ora? Latitano sia qualche ansiolitico che si trova solo in certi dosaggi sia gli sciroppi mucolitici, ma non è certo il caso di lanciare allarmismi».

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