I bagnini storici non trovano successori, nessuna richiesta per le spiagge in vendita. Gli operatori balneari che pregustavano le gioie della pensione, dovranno pazientare ancora, quanto non si sa. Infatti sempre più spesso non sono pochi gli eredi che sembrano volersi dedicare a lavori senza sveglie all’alba e grattacapi. E per di più vengono snobbati gli annunci di vendita di spiagge ben frequentate, fiore all’occhiello dell’ospitalità made in Riviera. Nonostante i prezzi convenienti e i redditi assicurati. Rossano Ercolani, titolare dell’agenzia immobiliare “Casa-Impresa”, nonché albergatore conferma il trend in caduta libera, citando tre diversi stabilimenti balneari per cui i telefoni restano muti. «Uno scenario che cinque anni fa sarebbe stato impensabile, – allarga le braccia Ercolani – ma ora è la regola, visto il profondo rosso per spiagge in posizioni strategiche e dall’affezionata clientela».
Offerte nel vuoto
Prima offerta a San Giuliano per un arenile di medie dimensioni, dotato di 200 ombrelloni e 500 lettini, per cui è richiesto mezzo milione di euro. Il nodo sostanziale è identificato da Ercolani nell’ombra della Bolkestein. Ovvero: il rebus sulle temute aste per le concessioni balneari congela il mercato immobiliare. «Nessuno compra perché non si capisce come andrà a finire, – commenta ancora l’imprenditore – la Comunità europea preme affinché l’Italia si adegui ma non tutte le realtà sono incasellabili nei dettami di Bruxelles. Come si può investire su una spiaggia, – insiste – ignorando se si avrà o no diritto di prelazione, o almeno un ritorno economico, all’arrivo delle aste? Il peggio – rimarca – è che dietro a numeri ci sono persone di una certa età che dopo una vita di lavoro vorrebbero passare il testimone».
Linea piatta
Se il buongiorno si vede dal mattino, c’è poco da sorridere, perché in un anno per lo stabilimento di San Giuliano, che pur va a gonfie vele, sono arrivate due richieste di informazioni dalla Romagna, ma senza seguito alcuno. «Tradotto: le vendite di spiagge suscitano meno interesse di quelle già in affanno degli alberghi, il cui prezzo è calato del 30% in 5 anni, a meno che non si arrivi a numeri quasi da asta». Linea piatta, dunque, senza soluzioni immediate per la rianimazione del comparto che ha inventato il Turismo romagnolo. Non va meglio per la seconda spiaggia, nel salotto cittadino, ossia Marina centro. «Si tratta di una spiaggia di dimensioni più piccole, – come chiarisce Ercolani – con quattro file di ombrelloni a destra e sinistra della passerella centrale». Mezzo milione di euro per staccare un biglietto e godersi il mare «nella zona più bella di Rimini», a fronte di «zero richieste». Nessun riscontro da mesi neanche per la terza proposta, situata fra Rimini e Bellariva, 250 ombrelloni per un prezzo leggermente inferiore, ovvero di 450mila euro. Anche per questo altro pezzo pregiato, però, non è nessuna fila. Anzi. Eppure i le cifre di vendita sono decisamente inferiori rispetto al recente passato. E i clienti sembrano non mancare. Soprattutto dopo la fine della pandemia. Una situazione complicata, insomma. Quanto ai proprietari, prosegue Ercolani, sono ormai rassegnati: «Qualsiasi cosa succeda, si sentono solo pedine sulla scacchiera europea».