A Palermo, la biblioteca di semiotica di Paolo Fabbri

Paolo Fabbri è patrimonio dell’umanità e della storia della cultura italiana. Il semiologo riminese scomparso nel 2020, noto in tutto il mondo per i suoi studi ma anche per la sua capacità di insegnare, di trasmettere il suo sapere, nelle università e negli istituti di cultura di mezzo mondo. In più era uno degli uomini più affabili e simpatici che circolassero nel nostro Paese.
Altra dote rara era la generosità: collezionista di libri antichi, ne ha donati buona parte alla Biblioteca Gambalunga della sua città. Ma essendo cittadino del mondo, la sua raccolta di volumi di semiotica (la più grande d’Europa) ha trovato collocazione a Palermo, la cui Università degli studi ha fortemente voluto il lascito per conservarlo come merita.
Oggi la cerimonia
E ieri mattina, 30 giugno, si è svolta la cerimonia di inaugurazione della Biblioteca Paolo Fabbri, a Palazzo Tarallo, in via delle Pergole 74, a Palermo. Sono intervenuti Michele Cometa (direttore Dipartimento Culture e società, Università di Palermo), Jaques Fontanille (Université de Limoges), Gianfranco Marrone (presidente del Circolo Semiologico Siciliano), Rosario Perricone (direttore del Museo internazionale delle marionette “Antonio Pasqualino”), Isabella Pezzini (Università di Roma La Sapienza). Sarà presente e concluderà Simonetta Franci Fabbri, moglie di Paolo.
Oltre 12mila volumi
Dopo due anni di lavori, grazie al sostegno del Museo internazionale delle marionette e della stessa Franci, la biblioteca di semiotica (con più di 12mila volumi e centinaia di faldoni d’archivio personale) apre le sue porte al pubblico, mostrando il lascito che Fabbri, insigne strutturalista italiano del Novecento, ha affidato al Circolo Semiologico Siciliano e alla guida di Gianfranco Marrone, suo allievo brillante e amico sodale.
L’archivio delle carte
I prestigiosi ambienti di Palazzo Tarallo, che ospitano già alcune importanti biblioteche (Pitrè, Buttitta), trovano nuova linfa, riproponendo l’atmosfera dello studio riminese dell’intellettuale, con arredi, disegni e ritratti che si trovavano nella sua abitazione privata insieme ai volumi e alle carte, di cui è stato mantenuto il criterio di catalogazione originale. Accanto alla biblioteca, un imponente archivio, composto da più di 200 faldoni, costituito da appunti manoscritti e dattiloscritti, corrispondenze, programmi di convegni, bibliografie, estratti e fotocopie, appunti di corsi universitari, interventi a convegni, articoli di giornale.
Una carriera ad alto livello
Impegnativo riassumere la brillante carriera di Paolo Fabbri, uno dei padri fondatori della semiotica mondiale, intellettuale e critico fra i più avveduti a cavallo fra Novecento e terzo millennio. Fabbri ha insegnato in prestigiose università italiane, a cominciare da Urbino, dove ha fondato il Centro internazionale di scienze semiotiche, poi Bologna, Palermo, Venezia Iuav, Roma Luiss, Milano Iulm. Tra gli insegnamenti tenuti all’estero: Parigi, Ucla, Bogotà, Tokyo, Toronto e altri. Ha inoltre diretto l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, la Fondazione Federico Fellini di Rimini, il Festival di Cinema del giallo e del mistero di Cattolica. È stato consigliere scientifico del Prix Italia della Rai, presidente del Festival dei popoli di Firenze e dell’Institut de la pensée contemporaine dell’Université de Paris “Denis Diderot”.
Ha pubblicato più di 800 titoli tra libri, saggi, articoli, introduzioni, postfazioni, curatele, interviste e traduzioni (utilissimo il sito paolofabbri.it).
«Attendiamo ricercatori di semiotica, linguistica e scienze umane da tutto il mondo – dichiara Marrone –, che sapranno usare e valorizzare al meglio questo lascito importante, commovente, fortemente progettuale. Ricercatori d’ogni generazione, soprattutto di quelle più giovani. Come i numerosi ragazzi che con grande entusiasmo e curiosità hanno passato un paio d’anni per portare avanti il complesso lavoro di schedatura della biblioteca e di catalogazione dell’archivio. Che sentitamente ringrazio».

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