A Forlì Laura Curino e Lucia Vasini

“L’anello forte”: le donne, la loro tenacia e la duttilità. Laura Curino e Lucia Vasini sono in tournée in tutta Italia con lo spettacolo tratto dall’omonimo libro di Nuto Revelli, con drammaturgia e regia di Anna Di Francisca. La quale vi intreccia le interviste originali con materiali di repertorio del Polo del ’900 di Torino, dell’Archivio nazionale cinema impresa e del Centro sperimentale di cinematografia di Ivrea e con le foto scattate da Bruno Murialdo accompagnandole con la musica originale di Paolo Perna.

L’anello forte, realizzato in collaborazione con la Fondazione Nuto Revelli, fa tappa al teatro Fabbri di Forlì sabato 2 aprile (ore 21). A parlare dello spettacolo le due attrici, subito dopo la replica cagliaritana «con il teatro pieno di uomini e donne – raccontano entusiaste – e di tanti giovani! Lo spettacolo viene molto amato: anche perché delle 300 storie raccolte da Revelli la regista ne ha scelte 10 fantastiche, che si raccontano quasi da sole, con empatia e senza autocommiserazione».

Sono storie di donne.

«Sono quasi dei monologhi teatrali. Furono raccolte negli anni Settanta e ci ricordano le nostre nonne o le madri, le generazioni vissute nel dopoguerra. Queste figure vanno dai 27 agli 85 anni, appartengono a ogni ceto, alla città e alla campagna. Ma tutte, indifferentemente, danno coraggio: vivono vite terrificanti, ma si portano a casa la propria dignità e la propria ironia».

E come nacque l’idea di intervistarle?

«Revelli aveva scritto “Il mondo dei vinti”, registrando storie di uomini delle campagne e delle colline piemontesi. Si era accorto però che mentre ascoltava i racconti c’erano sempre donne sullo sfondo, accanto al focolare o a una finestra, mai sedute al tavolo ma attente a correggere date o nomi. Gli era rimasta in testa quindi l’idea di sentire anche loro, ma ne temeva un po’ la diffidenza. E invece fu una cascata, un tornado di parole: nessuno infatti aveva mai chiesto loro di parlare!».

C’è un filo rosso fra le dieci storie.

«Forse la presenza delle due “masche”, le due streghe o guaritrici, che curano con le erbe e sono portatrici di un sapere profondo, tramandato. Ma in realtà, nello spettacolo non ci sono dichiarazioni di genere: è il genere, semmai, che esprimendosi chiede giustizia. Queste donne si raccontano senza compatirsi, anzi, cercando sempre l’aspetto divertente e paradossale delle loro vicende. Se c’è un filo rosso quindi è lo stesso titolo: le donne costituiscono la spina dorsale, dotate come sono di un imperativo categorico che va oltre alla personale e immediata soddisfazione, e davanti al quale il resto del mondo sta zitto».

Quale?

«Il desiderio di un futuro diverso: per sé stesse e per i propri figli. Addirittura, due vivono matrimoni combinati e dal sud arrivano al nord dopo che gli sposi si sono conosciuti solo in fotografia: ma questa per loro è una cosa positiva, un modo per affrancarsi da un sud che le schiacciava. La parità di genere è ancora lontana, ma speriamo negli acceleratori sociali, perché… questa parità conviene a tutti! Si vide allora, in un momento di profonda transizione, in cui queste donne furono molto utili ai loro uomini. Succede anche ora, altro momento di cambiamenti, che sarebbero da affrontare insieme. E infatti delle donne di cui raccontiamo, solo una ce l’ha ferocemente con i maschi. Le altre raccontano modelli positivi, che fanno sforzi, come Aldo e Carlo. Ed è giusto che nello spettacolo glielo riconosciamo!».

Biglietti: € 29-27. Info: 0543 26355

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