A Cesenatico prova di una rete da pesca che raccoglie solo rifiuti

In prova una rete da pesca che serve solo da ramazza per ripulire il mare dai rifiuti. Oggi dal porto di Cesenatico la Fondazione Cetacea, insieme ai motopescherecci Rimas e Michela, testerà per la prima volta per il progetto europeo di cooperazione transnazionale Interreg Italia-Croazia Marless una speciale rete a strascico che pesca solo rifiuti.

Questi rifiuti sono definiti “marine litter”: tutti quei materiali solidi costruiti e utilizzati dall’uomo, poi dispersi in ambiente marino. La presenza di questi materiali nell’ambiente può causare alla lunga danni agli organismi e agli habitat marini e delle problematiche di tipo socio-economico.

Grazie alla cooperazione tra partner italiani e croati il progetto Marless - MARine Litter cross, cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo regionale, potrà non solo studiare la presenza di questi rifiuti in Adriatico e le diverse fonti d'immissione di tali inquinanti, ma anche mettere in atto iniziative finalizzate a ridurre gli impatti ecologici, sociali ed economici.

Nel porto di Cesenatico si inaugureranno l’attività di pesca dei rifiuti, che poi proseguirà con il coinvolgimento della marina di Rimini, per un totale di 4 motopescherecci. Preziosa oltreché fondamentale sono state la disponibilità e la collaborazione dei comandanti dei pescherecci cesenaticensi Massimo Rossi e Massimo Bottacchiari che usciranno insieme in giornate straordinarie, autorizzate dal ministero delle politiche agricole e forestali e dalla capitaneria di porto per ripulire una parte dell'Alto Adriatico. Si sperimenterà così una rete a strascico che in questo caso eviterà la cattura dei pesci, trattenendo invece i rifiuti marini.

«I rifiuti recuperati - precisa Sauro Pari della Fondazione Cetacea - verranno conferiti in un apposito bidone messo a disposizione dal Comune di Cesenatico, dopo essere stati smistati e catalogati per tipo, materiale, origine e dimensione dagli esperti di Fondazione Cetacea. Una volta catalogati, questi rifiuti verranno ritirati dall'Università di Bologna (sede di Ravenna), partner del progetto, e trattati tramite il processo di pirolisi (decontaminazione termotecnica) per creare nuovi materiali».

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