Valbonesi: "Bisogna aprire nuovi alberghi e ristoranti"

Non ci sono più camere libere, non ci sono più e-bike. È l’assalto a Santa Sofia, ai boschi delle Foreste casentinesi, alle cascate e ai fiumi dell’Appennino romagnolo. «L’anno scorso è stato un anno record, ma quest’anno siamo riusciti a mantenere il numero delle presenze. Anche se è più facile viaggiare all’estero, la gente ha continuato a venire in vacanza qui, anche tedeschi, olandesi e francesi, new entry di questo 2021». L’assessora al Turismo di Santa Sofia Ilaria Marianini e il sindaco Daniele Valbonesi trattengono a stento l’entusiasmo. Perché il rilancio turistico di Santa Sofia e dell’Appennino è un progetto a cui lavorano da tanti anni, a cui il Covid ha impresso un’accelerata importante, invertendo una tendenza discendente che si andava affermando negli ultimi decenni. Ma con le camere di bed and breakfast, case vacanza e alberghi pieni nasce un nuovo problema, quello della mancanza di strutture ricettive, che oggi non sono più di una quarantina. «Bisogna farne di più, creare nuovi posti letto, aprire ristoranti» dice il sindaco lanciando un appello accorato. «In questo momento quelli che ci sono sul territorio sono tutti pieni, dall’ostello in piazza a Santa Sofia ai veri e propri alberghi a Corniolo e Campigna. Non ce ne sono abbastanza, bisogna investire, che le prospettive sono buone». La salda determinazione dell’Amministrazione è tangibile: si vede anche negli incentivi fiscali, quello dell’esenzione dalla Tari per le nuove attività ricettive nei primi anni di esercizio, nei fondi messi a disposizione per il rinnovamento delle strutture, «35mila euro dal Comune», ricorda Marianini, a cui si aggiungono «i 150mila in tre anni messi a disposizione dal Gal L’Altra Romagna». «Ma rilanciare non è così semplice – ammonisce l’assessora – perché le strutture devono essere rinnovate, e ci vuole un ricambio generazionale tra i gestori che non è scontato. Però il momento è buono, i flussi turistici sono in crescita, le prospettive ci sono».