900 fest a Forlì dalla marcia su Roma all'Ucraina

“Cos’è il fascismo?”: cercherà di rispondervi Ruth Ben-Ghiat al “900 Fest” che inizia a Forlì oggi a cura della Fondazione Lewin. Il festival è inaugurato dalla proiezione a Palazzo Romagnoli (ore 15) di “Operazione Marcia su Roma” documentario di Valentino Misino commentato da Paola Salvatori, poi (ore 16.30) dalla conversazione di Guido Melis “Dallo Stato liberale allo Stato fascista alla Repubblica. Continuità e discontinuità”. Infine alle 20.45 alla Sala San Luigi viene proposto il documentario “The living” del regista ucraino Serhiy Bukovsky. Ben-Ghiat invece sarà il 28 ottobre (ore 10.30) a Palazzo Romagnoli, con Giovanni Guzzini e Michele Battini.

«“Cos’è il fascismo”? Domanda complessa, con molte risposte. Prima della Marcia su Roma – anticipa Ben-Ghiat, docente di Storia e studi italiani alla New York University e collaboratrice di Cnn, profonda conoscitrice dell’Italia dove a più riprese ha studiato e vissuto – Mussolini lo definì una “rivoluzione della reazione”: un paradosso che comunica l'intenzione di distruggere la democrazia attraverso la violenza “rivoluzionaria”, e che fa marcia indietro sui diritti dei lavoratori, delle donne, di chi minaccia i privilegi delle élite. Il fascismo è anche biopolitica, visto che mira a rimodellare la popolazione secondo piani imperialisti e razzisti, con l’idea centrale di “salvare” la civilizzazione bianca. È infine un regime di criminalità legalizzata, vuole convincere la gente che sterminare gli altri sia necessario per la propria salvezza, e che la violenza sia il modo di cambiare la storia: la lezione più terribile di Mussolini».

Che mezzi esistono oggi per fare chiarezza?

«Un anno e mezzo fa ho creato una newsletter in cui pubblico settimanalmente saggi e conduco discussioni con gli abbonati sulle minacce alla democrazia e gli abusi del potere di ieri e di oggi. L’ho chiamata “Lucid”: per far fronte ai regimi autocrati e ai movimenti fascisti bisogna infatti aver idee e comunicazioni chiare. La propaganda invece tenta di annebbiare la mente con la confusione delle “conspiracy theories” e con le emozioni forti».

Il suo ultimo saggio si intitola “Strongmen”: “Uomini forti”.

«Oggi molti autocrati raggiungono il potere con elezioni e poi tentano di maneggiare il sistema elettorale per restare in carica. Il primo è stato Mussolini con la legge Acerbo del 1924, qualcosa di simile a quello che ha fatto Viktor Orban, ma per me chi ha davvero esercitato uno stile autoritario di leadership volto a danneggiare il sistema democratico è stato Silvio Berlusconi, fondamentale per l’assetto politico di destra dell’Europa di oggi. Lui ha portato la destra nel governo, ha fatto cambiare leggi che lo minacciavano, ha stretto un sodalizio con Putin. Insomma, ha creato il modello che poi Donald Trump ha seguito».

Nel libro lei raccomanda vigilanza di fronte ai segnali.

«Fin dall’inizio gli strongmen gridano le loro intenzioni e si distinguono da altri candidati parlando o della loro personale capacità di violenza, o della simpatia per la violenza come soluzione politica… Ma la gente sembra non voler udire o capire. Così hanno fatto Jair Bolsonaro, Rodrigo Duterte, e Donald Trump, che all’inizio della campagna elettorale affermava: “Potrei stare sulla Quinta Strada e sparare a qualcuno e non perderei nemmeno un follower”, cioè che era capace di violenza, si considerava sopra la legge, e che i suoi seguaci lo avrebbe amato per questo. E purtroppo aveva ragione».

E le Costituzioni? Sono un baluardo sufficiente?

«Le Costituzioni sono obiettivo dei regimi autoritari: Putin infatti ha cambiato quella russa per rimanere al suo posto per molti anni. Non sono sorpresa quindi che il partito di Giorgia Meloni abbia parlato di mettere mano a una Costituzione creata nell'immediato dopoguerra per evitare che l’Italia potesse essere di nuovo convertita in una dittatura. Nè mi stupisce che chi ha nostalgia per lo stato forte, e Ignazio La Russa recentemente diceva “siamo tutti eredi del Duce”, tenti di rimuovere elementi antifascisti della Costituzione».

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