Superbonus e lavori a metà. Decine le controversie solamente nel Riminese

Sono decine solo nel Riminese gli utenti che si sono rivolti alla Federconsumatori per risolvere le controversie attorno al Superbonus edilizio del 110%: «Consigliamo loro di giungere a una mediazione, ma in questa materia ciascuno perde qualcosa. E quelli in maggiore difficoltà sono i cittadini con una casa sventrata da una ristrutturazione che devono giungere, in qualche maniera, a tornare ad averne la disponibilità». Il 29 marzo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto Superbonus, entrato in vigore il giorno dopo, che fra le altre cose ha disposto la soppressione delle opzioni per la cessione del credito e lo sconto in fattura e l’eliminazione della remissione in bonis, ovvero la possibilità di sanare a posteriori le mancate comunicazioni che danno accesso ai benefici fiscali. Una situazione che ha «complicato ulteriormente una materia che ha ricevuto variazioni legislative frequenti e imprevedibili, in un settore che certamente si è ravvivato in maniera importante a seguito di questo strumento, ma che anche per via di questi cambiamenti ha generato migliaia di situazioni di complicata gestione». Chi parla è Stefania Urbinati, avvocata, che gestisce questo genere di problemariche per conto della Federconsumatori riminese. La disciplina entro la quale cerca di orientare gli utenti che le si rivolgono ha subìto 33 variazioni dal 19 maggio 2020, quando entrò in vigore. Nella maggioranza dei casi, per i cittadini che si rivolgono all’associazione dei consumatori «l’approccio è quello di proporre accordi condizionati, che vengono stabiliti fra il committente e l’azienda incaricata. La materia su cui negoziare è legata nella gran parte dei casi al mercato dei crediti fiscali, che devono essere fondati secondo l’Agenzia delle Entrate». L’ipertrofia legislativa ha concorso solo in parte alla fase convulsa che ha avuto il mondo edilizio. Il settore delle costruzioni, infatti, è stato alle prese anche con la mancanza di maestranze in un comparto che con quel provvedimento ha trovato un repentino risveglio, che ha portato anche molti soggetti a improvvisare la nascita di imprese. Contemporaneamente si è verificato l’enorme aumento delle materie prime, che ha rivoluzionato i parametri dei contratti stipulati: «Ci raffrontiamo coi casi in cui il general contractor scompare, soprattutto in lavori che coinvolgono i condomini, dove quella modalità è stata assai adottata - spiega la legale -. I proprietari sono così nella necessità di riprendere le fila burocratiche di asseverazioni compiute con l’incarico a un soggetto, di cui poi nei fatti si perdono le tracce». In altre situazioni, nel Riminese ci sono «cittadini che, con case abbinate, mettono a posto metà del manufatto, con l’azienda che accetta una rimessa del 30%. Entrambi scontenti, uno recupera almeno mezzo immobile, l’altro non fallisce», descrive un altro caso limite, Stefania Urbinati. Ovviamente, ogni accordo deve poi vedere l’avallo ultimo dell’Agenzia delle Entrate sulla riparametrazione dei crediti riconosciuti nel cassetto fiscali: «Seguiamo casi in cui i proprietari proseguono i lavori a proprio rischio. Con poche alternative, perché è l’unica maniera di ritrovare la disponibilità della casa nella quale vivano - conclude l’avvocata -. La strada giudiziale è però quella che, mai come in questo ambito, sconsigliamo. Le variabili possibili e le tempistiche per arrivare a sentenza diventano un elemento di rischio ancora maggiore».

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