Rimini. Parla la ragazza bloccata per una settimana nello Yemen: «Nessuna guerra, ecco perché sono andata lì»

Rimini

«Macché guerra, Socotra è un angolo di paradiso». L’aereo con i 31 turisti italiani, bloccati per una settimana nell’isola yemenita, è decollato ieri mattina alle 5,30 per Abu Dhabi per ripartire domani, attorno alle 8,30 locali, alla volta dell’Italia.

Il gruppo era partito da Abu Dhabi il 23 aprile sull’unico volo settimanale che conduce sull’isola non lontana dalla Somalia. Qualche giorno prima, il 18, erano sbarcati anche una riccionese 24enne, che lavora al pronto soccorso dell’ospedale cittadino, assieme al fidanzato. Poi l’imprevisto con due spiegazioni che si sono diffuse a macchia d’olio. Nessuno era rientrato in Italia nei tempi stabiliti dal biglietto a causa dell’inasprirsi della guerra civile, scoppiata da diversi anni: questa la prima versione. Oppure, questa la seconda, per condizioni meteo proibitive. A chiarire i dubbi è proprio la giovane riccionese che è volata in Yemen con il fidanzato.

Ci racconta il viaggio di ritorno?

«Nessun volo umanitario è stato creato ad hoc per noi turisti a Socotra. Semplicemente abbiamo scomodato vari enti statali e persone che sono esattamente lì per questo e che si sono messe in contatto con la compagnia aerea facendo pressione così che venisse riprogrammato un volo il prima possibile e non la settimana successiva. Preciso anche che non abbiamo dovuto cavarcela come fosse una situazione estrema ma solo atteso il volo con l’ansia di rientrare più che altro per gli impegni lavorativi. Alla seconda cancellazione non era stata riprogrammata la data di partenza per cui ci siamo rivolti all’ambasciata di Abu Dhabi».

Socotra è dilaniata dalla guerra?

«Non ci siamo recati in un posto dove c’è la guerra né tantomeno siamo stati prigionieri di guerra».

Perché ha scelto questa meta sconsigliata dal sito “Viaggiare sicuri” della Farnesina?

«Ci siamo ben informati prima di intraprendere questo viaggio e sappiamo che la Farnesina sconsiglia di andare in Yemen. Abbiamo però contattato persone che vivono a Socotra o che avevano già viaggiato in tale zona e grazie a loro siamo venuti a conoscenza che si tratta di un’isola che vive grazie al turismo e che la guerra civile presente in Yemen non ha nulla a che vedere con i suoi confini».

Perché i voli sono così scarsi?

«Non perché Socotra faccia parte di un “paese stremato” ma perché non è ben collegata non essendo ancora una destinazione scelta dal turismo di massa. Per fortuna, aggiungo».

Come ve la siete cavata in questa permanenza prolungata?

«Di certo non abbiamo “derubato” i socotrini del loro cibo, né peraltro esiste un’emergenza alimentare per gli abitanti. Per quanto il loro stile di vita sia molto diverso dal nostro e la maggior parte della gente viva ancora di pesca e pastorizia, gli abitanti di Socotra non soffrono la fame e conducono uno stile diverso ma assolutamente dignitoso. Inoltre grazie al turismo tanti ragazzi riescono a lavorare come driver, guide e ristoratori, oppure come proprietari di campeggi o albergatori portando a casa uno stipendio molto al di sopra della media».

Chi vi ha ospitati?

«Nei giorni successivi alla prima cancellazione, siamo stati ospitati dell’agenzia di viaggio locale che ci ha accompagnato durante tutto il nostro viaggio. Non ci sono mai mancati cibo, acqua e un tetto sulla testa, ci hanno trattato come degli amici, perché qui sono fatti così, non si aspettano sempre qualcosa in cambio».

I capricci climatici erano reali?

«Capisco che non per tutti i giornali sia interessante parlare di voli cancellati causa condizioni meteo avverse ma che sia più accattivante e semplice attirare i clic con notizie false sulla guerra, ma sappiate che questo sciacallaggio mediatico danneggerà ancora una volta chi non ha colpa e che ha fatto del suo meglio per darci una mano: gli abitanti di Socotra ».

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