Rimini. La commerciante di Marina centro: “Tasse che salasso, ho dimezzato la superficie del mio negozio”

Rimini

Per la Tari sono arrivata a pagare fino a 1.300 euro. Così quest’anno ho dimezzato la superficie del negozio. E, vista la decisione del Comune di aumentarla, credo proprio di aver fatto bene». Angela Menghetti, titolare della boutique Odeon, attività operativa, dal 1976, a Marina centro, è una commerciante riminese che, davanti al peso della Tassa rifiuti, ha deciso di operare di strategia. «Le tasse ci mangiano gran parte dell’incasso – commenta risentita -, così, visto che la Tari si paga in base alla superficie dell’immobile e non all’immondizia prodotta, ho agito di conseguenza, ridimensionando il locale da 110 metri quadri a 55 mq. Vediamo quanto pagherò adesso!». Tasse sempre più indigeste, quindi. Nonostante l’amministrazione comunale, attraverso l’utilizzo di risorse finanziarie incamerate con la lotta all’evasione fiscale, abbia fatto di tutto per sterilizzare l’aumento, limitandolo al +4,15%. Rispetto a quanto stabilito inizialmente da Atersir, l’Agenzia territoriale dell’Emilia Romagna per i servizi idrici e i rifiuti. «Bene questo impegno del Comune – puntualizza la commerciante -. Ma di tasse ed altre spese obbligate ne abbiamo un’infinità. Io, ad esempio, come tutti i colleghi del resto, oltre alla Tari pago la tassa sulla pubblicità, 138 euro l’anno, i libri sociali, 550 euro, l’iscrizione alla Camera di commercio, altri 300 euro l’anno, il nuovo speed per l’accesso alla cassetta fiscale, 65 euro. E poi l’Imu, l’addizionale Irpef, l’Irap, senza considerare l’Iva al 22% su ogni capo venduto. Non pago la tassa sull’ombra perché la tenda ricade su una proprietà privata, altrimenti avrei dovuto pagare pure quella. E per fortuna che il negozio è mio perché altrimenti non so proprio come avrei fatto. Ci sono mesi in cui non riesco nemmeno a pagarmi lo stipendio, pur lavorando sette giorni su tette».

I conti da fare

E’ l’altra faccia del commercio. Quella che nessuno vede, ma che, invece, esiste e riguarda tanti commercianti riminesi. «La crisi c’è e la sentiamo tutti – conferma Menghetti -. Ecco perché quando sento parlare di evasione fiscale e vedo il dito puntato contro noi commercianti mi dispiaccio. Perché non è così. Molti, ad esempio, davanti alla scelta di dover pagare il fornitore oppure le tasse preferiscono saldare il conto col fornitore, perché la merce permette la continuità aziendale, senza la quale ci sarebbe la chiusura. La chiamate evasione questa? Per non ricordare il periodo covid, che pesò davvero tanto sui bilanci: io una settimana prima dello scoppio della pandemia acquistai merce per 55 mila euro che, a causa della chiusura forzata di due mesi, dal 10 marzo al 18 maggio, rimase invenduta». Ma la Tari è e rimarrà l’esborso più insopportabile. Conferma la negoziante: «Vi dico solo questo. Io produco rifiuti due volte l’anno: quando arriva la merce estiva e poi quella invernale. In quel caso ci sono i cartoni e qualche contenitore da smaltire. Poi basta. Perché gli appendiabiti, che non servono più, li passo agli alberghi, che li utilizzano negli armadi, e le coperture dei vestiti in nylon o in plastica le regalo ad alcuni privati. Vi sembra normale aver dovuto pagare per anni 1.300 euro?».

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