Rimini, i genitori di Giuseppe Tucci su Raidue: «Nostro figlio morto senza motivo, dieci persone ora vivono grazie a lui»

Rimini

«Dieci persone oggi vivono grazie alla donazione degli organi di mio figlio. La legge italiana impedisce di conoscere l’identità del destinatario, ma noi siamo qui. Ci piace sapere che se noi quel giorno abbiamo ricevuto una brutta notizia, c’è stato chi ne ha ricevuta una di nuova vita».

L’hanno detto i genitori di Giuseppe Tucci, ieri in tv, su Rai 2 alla trasmissione i Fatti Vostri, condotta da Tiberio Timperi e Anna Falchi. Claudio Tucci e mamma Lella, sono i genitori del vigile del fuoco di 34 anni picchiato a morte il 12 giugno 2023 nei pressi della discoteca Frontemare. A processo per omicidio volontario, arrestato dalla squadra mobile, indagine coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani, il buttafuori di 28 anni, Klajdi Mjeshtri, difeso dagli avvocati Massimiliano Orrù e Piero Ippoliti del Foro di Rimini. Mjeshtri è detenuto in carcere dal giorno della morte di Giuseppe, sopraggiunta in ospedale meno di 24 ore dopo l’aggressione.

«Una tragedia senza senso»

«Morire così per una stupidaggine, ancora non riusciamo a capire», dicono entrambi i genitori con gli occhi rossi di lacrime. Con una forte commozione nella voce il padre ha ricostruito gli ultimi momenti di vita del figlio. «Quando abbiamo ricevuto la telefonata da Rimini, abbiamo capito che la situazione era grave - racconta papà Claudio -. Siamo partiti subito, ci hanno accolto i colleghi di lavoro di Giuseppe. Nei vigili del fuoco siamo una grande famiglia. Poi abbiamo parlato con i medici. Abbiamo sperato in un miracolo che i sanitari hanno definito impossibile. “Suo figlio è morto per un’emorragia cerebrale”. Noi lo vedevamo lì, nel letto attaccato alle macchine dormiva. Ci hanno lasciato stare con lui e piano piano l’abbiamo dovuto salutare».

Giuseppe Tucci, padre di un ragazzo di 15 anni, era donatore di organi e 10 persone hanno avuto un regalo. «Ci piace pensare che il suo cuore batte da qualche parte - sussurra il padre -. Che una parte di nostro figlio continua a vivere».

Una testimonianza molto toccante che i due genitori, accompagnati dall’avvocato Marco Ditroia hanno voluto dedicare al figlio. «Speriamo ci sia una sentenza giusta, la scorsa udienza ho tentato di guardare in faccia il buttafuori per chiedergli se avesse capito cosa aveva fatto, che aveva rovinato una famiglia ma me l’hanno impedito. Ora aspetto giustizia».

Il processo si è aperto davanti al gup Vinicio Cantarini che ha nominato un perito incaricato di stabilire l’esatta relazione tra i colpi sferrati dal buttafuori e la morte del vigile del fuoco.

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