Lo scienziato riminese Gorini realizza il suo sogno: «A Oxford finanzieranno le mie ricerche, loro hanno creduto in me»

Rimini

Gli investitori di Oxford finanzieranno il suo progetto per l’identificazione di nuovi farmaci contro tumori, malattie croniche e non solo. Nonostante le difficoltà lo scienziato 35enne riminese Giacomo Gorini ha continuato a credere in un sogno sin dal 2019. Ora la svolta.

Gorini, cosa prova?

«Aiutare persone che soffrono con un progetto innovativo tutto mio mi trasmette un enorme entusiasmo. Gli investitori di Oxford hanno creduto in me impegnando una cifra molto importante che mi consentirà un lusso: realizzare ciò che ho in mente. Si tratta dell’investimento più precoce che abbiamo mai siglato».

Quand’è nata l’idea?

«Era il 2019 ma l’arrivo della pandemia mi ha impedito di proseguire. In America ero stanco della vita universitaria che non mi riservava più sorprese avendo contribuito a realizzare il vaccino anti Covid Astrazeneca. Mi sono detto che non potevo veder il futuro già scritto a soli trent’anni. Avevo bisogno di difficoltà per ricominciare ma non riuscivo a partire perché - ce la possiamo cantare quanto vogliamo - ma i progetti da svolgere nel tempo libero non vanno da nessuna parte. Se vuoi qualcosa ti ci devi dedicare anima e corpo. Così sono tornato in Italia».

Quando è arrivato l’ok da Oxford?

«Un istante prima che accettassi una proposta di lavoro da un’azienda svedese. Ho visto vibrare l’icona di Oxford sul cellulare mentre stavo per cliccare sull’aeroplanino per inviare il messaggio. Mi sentivo matto a insistere ma speravo che tutto si sarebbe risolto come in un film. Così è stato. Sono soltanto il veicolo di una missione più grande che ha scelto me. Ecco perché anche quando le cose non funzionavano mi dicevo che il mondo avevo bisogno di questo progetto. Magari non sarò io a portarlo a termine ma occorrono persone che lancia in resta si spingono in scelte controcorrente».

Dove lavorerà?

«Presso il dipartimento di Biochimica dell’università di Oxford. Ho patito per gli ostacoli lungo il percorso ma era una sofferenza non paragonabile a quella di chi lotta contro patologie oncologiche o croniche. Chi era malato ha dato la forza a me. Il lavoro partirà quest’estate e cercherò di concluderlo il prima possibile».

Cos’è rimasto in lei del ragazzo di Rimini che lavorava per le discoteche?

«Il modo romagnolo di porsi. Ho combattuto anche per i giovani, volevo raccontar loro una bella storia e lo farò incontrando gli studenti del Liceo classico Giulio Cesare il prossimo 30 aprile alle 17. Quanto ai risultati dipenderanno da Madre natura, di sicuro non da me perché io darò il massimo».

Un messaggio per i ragazzi?

«Inseguite i vostri sogni, il resto verrà da sé. Chi rinuncia a un progetto dovrebbe sentirsi meno in colpa perché si realizza solo quello che davvero ci appartiene. E se qualcosa non funziona non significa che più avanti non arriverà il colpo di fulmine».

Quando si è accesa la proverbiale lampadina ?

«In sogno. Dopo l’ennesimo rifiuto mi ero appisolato e al risveglio mi è tornato in mente un video scientifico visto su Youtube anni prima. Qualcosa di scollegato rispetto al mio settore che però mi ha fornito il pezzo mancante del puzzle. Ho preso subito carta e penna e quel foglietto lo conservo ancora. I vertici di Oxford mi avevano consigliato di tornare dopo aver ideato una tecnologia migliore, più veloce e più facile. Così ho iniziato a tempestare di domande tutti finché a un docente è venuto in mente un meccanismo molecolare recondito. Questo progetto andrà in porto. Sa perché? È una storia troppo bella da raccontare».

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