Al Macfrut un confronto a tutto campo con al centro il futuro dell’agricoltura

Continua il nuovo corso di Macfrut che, scrollatosi di dosso l’etichetta di fiera nazionale, ora ha virato decisamente verso una direzione internazionale. La presenza di decine di delegazioni estere, nonché di stand collettivi e singole imprese oltreconfine, stanno dando un’impronta sempre più mondiale alla rassegna che si terrà a Rimini dall’8 al 10 maggio. Ne parliamo, a pochi giorni dal taglio del nastro, con Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera.

Presidente, è tutto pronto per l’edizione numero 41 di Macfrut?

«Direi proprio di sì. Mancano solo gli ultimi dettagli e poi sarà già ora di iniziare gli allestimenti. Il lavoro svolto per un anno intero di incontri e missioni in Italia e all’estero, complessivamente oltre una cinquantina, ha portato i suoi frutti: abbiamo avuto un aumento di richieste del 20% di spazi espositivi, tanto che abbiamo occupato anche tutta l’area davanti all’ingresso tradizionalmente dedicata alle inaugurazioni. Ma questo è un bene, significa che la fiera è viva e le aziende vogliono esserci».

Che aspettative avete sul fronte dei visitatori?

«Siamo molto ottimisti. Lo scorso anno abbiamo registrato poco meno di 50mila presenze e credo che nel 2024 sia un traguardo di nuovo raggiungibile. Oggi abbiamo un ulteriore miglioramento della logistica: il mezzo più veloce e comodo per venire in fiera è il Frecciarossa, con la stazione dedicata e molti treni che si fermeranno provenendo sia da nord che da sud. Inoltre, abbiamo organizzato 34 pullman di visitatori da tutte le parti d’Italia, contro i 14 dello scorso anno. Senza contare tutto lo sforzo logistico che abbiamo messo in piedi per facilitare i visitatori esteri».

Le aziende investono nello stand con la speranza di fare affari: come facilitate gli incontri?

«Una fiera è principalmente business, anche se a Macfrut c’è pure la ricerca e la conoscenza. Al quale noi aggiungiamo quello che viene chiamato networking, attraverso una nostra piattaforma B2B, uno strumento che nessun altro ha e che mette in relazione le aziende e i compratori. So di imprese che hanno già organizzato 10-20 incontri ognuna con buyer di tutto il mondo tramite la piattaforma. È il primo passo per allacciare rapporti commerciali. Se siamo giunti a un tale livello di “ragnatela” di conoscenze, lo dobbiamo al supporto fondamentale di Ice che da alcuni anni ci affianca e supporta la nostra azione per diventare la fiera di riferimento nel panorama internazionale».

A Berlino e Madrid si svolgono fiere dell’ortofrutta supportate dal fatto di essere presso grandi capitali europee: in cosa si differenzia Macfrut, organizzato dal piccolo ente fieristico di Cesena presso il vicino quartiere fieristico di Rimini?

«Siamo totalmente diversi da FruitLogistica e Fruit Attraction: Le altre fiere pongono maggior attenzione soprattutto sulla fase finale del commercio, Macfrut pone sullo stesso piano tutti gli anelli della filiera. Il mondo cambia con una velocità che nessuno si aspettava. Siamo di fronte ad una rivoluzione paragonabile a quella avvenuta con gli smartphone: non si può pensare di chiamare ancora con il solo telefono fisso. Per questo Macfrut investe tantissimo nel promuovere e divulgare la ricerca. Abbiamo dei nuovi saloni per fare il punto sulle novità dal fronte dei prodotti arricchiti, salutistici, nonché delle novità tecniche delle attrezzature dal campo alla conservazione. Nella nostra fiera possono venire non solo i commerciali di una azienda, ma anche i responsabili della ricerca e sviluppo perché qui capiranno quale direzione sta prendendo il settore. Noi facciamo del nostro meglio e voglio ringraziare tutto il team di Cesena Fiera, costituito per lo più da ragazzi e ragazze giovani e pieni di entusiasmo».

Quale è l’azienda tipo presente a Macfrut?

«Il nostro target è un’azienda di media dimensione, ben organizzata, che ha un mercato anche estero, ma non necessariamente globale. Le ultime vicissitudini geopolitiche ci hanno messo di fronte tutti i limiti della globalizzazione, nonché i problemi logistici che da un giorno all’altro possono mettere in ginocchio un settore. Ecco perché è necessario aprire i propri orizzonti, ma senza credere che il “dio” mercato possa risolvere tutti i problemi».

Dove sta andando oggi il mondo ortofrutticolo?

«Lo ripeto, siamo di fronte a un cambiamento epocale. Fino a qualche anno fa il problema principale delle aziende era vendere il prodotto al miglior prezzo superando i nodi dei surplus produttivi. A volte i prezzi erano bassi perché c’erano eccedenze. Oggi non è più così, ora dobbiamo far fronte a una serie di ostacoli impensabili fino a 10 anni fa: mancanza di manodopera, clima sempre più mutevole, lunghi periodi di siccità, difficoltà nel ricambio generazionale, carenza di principi attivi nella lotta a parassiti e malattie. Tutto questo sta causando grosse mancanze di prodotto, per cui oggi il nodo è riuscire a produrre, ancor prima che vendere».

E’ una situazione così grave?

«Potrebbe diventarlo e l’Unione europea rischia di diventare un importatore netto di ortofrutta. Ecco perché è indispensabile mettere in campo azioni, anche politiche, che favoriscano il nostro mondo produttivo».

Cosa dire a un operatore del settore che è ancora indeciso se venire a Rimini?

«Che assolutamente non può mancare perché a Macfrut trova tutto, dalle aziende più piccole alle multinazionali, lungo tutta la filiera dal seme al prodotto finito, con un occhio particolare alle tecnologie, alle novità e alle più recenti scoperte scientifiche da tutto il mondo. Senza tralasciare inoltre l’ospitalità della Riviera romagnola con alberghi di prim’ordine a prezzi competitivi come nessun altro ente fieristico può offrire».

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