Processo crac A.C. Cesena: «Nel 2013 club in sofferenza ma non insolvente e poi arrivarono 10 milioni»

Cesena
  • 24 aprile 2024

Quando l’allora presidente dell’Ac Cesena, Igor Campedelli, lo incaricò nel 2012 di preparare un piano di risanamento, Augusto Balestra trovò una società «in sofferenza», gravata soprattutto da parecchi debiti con l’erario, ma «non insolvente». E una volta maturati i frutti del suo lavoro, che fece assieme a Fabio Fabbri (altro consulente di “Orienta Partners”, morto poco più di due anni fa), quasi 10 milioni di euro arrivati da un pool di finanziatori (che divennero poi soci e infine amministratori del Cavalluccio e alcuni dei quali sono ora a processo per il crac) migliorarono le cose. Servirono per pagare gli stipendi arretrati ai calciatori, una precondizione per potersi iscrivere al campionato, cosa che avvenne. E così, quando lasciò il club bianconero, «alla data del 30 giugno 2013, era stato messo in sicurezza e c’era piena continuità aziendale».

Questo, in sintesi, il quadro dipinto da Balestra, manager forlivese 66enne, che all’udienza del processo sul crac dell’Ac Cesena che si è svolta ieri in tribunale a Forlì, ha reso una testimonianza importante. Per il piano di salvataggio lui e Fabbri ricevettero 430mila euro di compenso: una somma importante che porta a pensare che, nonostante la crisi, nelle casse della società presieduta da Campedelli ci fosse ancora una discreta liquidità. E questo, assieme alla deposizione fatta, suono in contrapposizione con la tesi accusatoria, portata avanti dalla pm Francesca Rago, secondo cui fu tenuto artatamente in vita un club che in realtà era già saltato per aria, con forzature illegali, come le plusvalenze create col Chievo (con manovre di calciomercato che riguardavano giocatori del settore giovanile).

Oltre a Balestra, sono stati ascoltati sempre come testimoni, una contabile del Chievo e un allenatore delle squadre giovanili di quella compagine e il discorso si è spostato nuovamente soprattutto sugli scambi e sulle compravendite sospette di presunte promesse del calcio su quell’asse cesenate-veronese. La contabile ha fatto capire che a fine stagione è normale “usare” il calciomercato anche per sistemare i bilanci. Ha poi aggiunto che aveva notato che c’era un gran giro di calciatori delle giovanili tra i due club, a cifre simili e che sembravano elevate, ma il presidente del Chievo, Luca Campedelli, ripeteva che si sentiva in diritto di dare liberamente una valutazione economica a un calciatore ancora giovane in base al potenziale che intravedeva.

Prossima udienza il 25 giugno, quando verrà ascoltato Gabriele Sebaste, che all’epoca guidava la Guardia di Finanza e coordinò le indagini che fecero venire a galla la situazione di dissesto, che si tradusse nel crac e adesso è sotto la lente dei magistrati. Otto gli imputati rimasti, dopo che alcuni indagati sono usciti di scena, nel caso più eclatante, quello dell’ex presidente Giorgio Lugaresi, patteggiando la pena.

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