“Cesena fra 50 anni? Avrà il clima di Marrakech”: Stefano Mancuso protagonista in un Bonci tutto esaurito

Cesena

«Avevo dei dubbi e ho detto agli organizzatori: “Guardate che il Bonci è grande”. È rimasta della gente fuori, mi sa che avevano ragione loro...». Nel suo saluto iniziale, il sindaco Enzo Lattuca si è riempito gli occhi con la visione del teatro tutto esaurito, quindi si è immerso insieme al resto del pubblico in due ore piene di domande impegnative su cosa vogliamo fare da grandi. La serata organizzata dal Cnis di Cesena (partner Mediolanum) era un successo annunciato dal tutto esaurito in prevendita e ha confermato le attese: la poesia “Discorso d’artista del 2024” di una applauditissima Mariangela Gualtieri, la musica della Royal Maderna Lettimi Wind Orchestra di Marco Lugaresi, quindi l’intervento di Stefano Mancuso, pieno di parole scomode sul futuro del nostro pianeta. Mancuso è quel tipo di scienziato che quando parla non ha paura di essere impopolare e ad un certo punto lo ammette senza problemi: «Lo so che in molti di voi stanno pensando: “Ma cosa dice questo, ma basta, mette un’ansia...” Io però questi dati li dico lo stesso: forse c’è qualcuno qui dentro che quando torna a casa inizia davvero a cambiare le cose e questa speranza mi basta». Un’orazione scientifica che ha invitato a smettere di nascondere il problema e mettere la polvere sotto il tappeto, anche perché il tappeto sta finendo.

Gli alberi e i fricchettoni

Mancuso inquadra un periodo storico spartiacque: «Febbraio 2022 è stato un momento epocale per il nostro pianeta: è stato il mese in cui la quantità di materiali sintetici ha superato il peso della vita. Da febbraio 2022, sulla terra ci sono più asfalto e cemento che alberi e il peso della plastica è il doppio rispetto a quello degli animali. Il Dasgupta Review, il report dell’Università di Cambridge sulla biodiversità, non ammette repliche. La civiltà umana inizia 12mila anni fa, quando l’uomo smette di essere cacciatore e raccoglitore e inventa l’agricoltura. All’epoca c’erano 6mila miliardi di alberi, oggi di alberi ne abbiamo la metà: ora sono 3mila miliardi e 2mila miliardi sono stati tagliati negli ultimi due secoli. Guardate che la foresta Amazzonica e la sua tutela non è una questione da fricchettoni ecologisti: è una foresta primaria essenziale per l’assorbimento della CO2. Due secoli fa, nel 1820 un viaggio da Palermo a Oslo voleva dire viaggiare dentro una foresta primaria, oggi in Europa non c’è più nulla».

L’informazione e i dati

In tempi di metaverità, essere scienziati e divulgatori è un lavoro doppiamente duro e il fastidio a volte trapela, anche se ammantato da un tono sempre pacato e cordiale: «Io riporto una serie di dati e non li prendo dal bollettino della parrocchia o da Facebook, ma dai rapporti di Cambridge, dell’Onu, della Fao. La scienza non è democratica, se uno studioso segue il metodo scientifico e dimostra una teoria che 7 miliardi di persone contestano, quei 7 miliardi hanno torto».

Il riscaldamento globale

Definitivo Mancuso sul tema chiave del terzo millennio: «Il riscaldamento globale è dovuto alla produzione di CO2 e all’attività umana. Meno male, mi viene da dire, perché se fosse un fenomeno naturale, non potremmo farci nulla. Tra il 1900 e il 2100, l’impegno degli Stati era di non fare crescere la temperatura oltre 1,5 gradi, invece siamo già a 1,52 e la stima per il 2100 è una crescita tra 2,5 e 3 gradi. Noi abbiamo una temperatura corporea di 36,5 gradi: se sale a 38 gradi, per quel periodo stiamo male. Converrete con me che non si può avere la febbre a 38 per sempre, ma il nostro pianeta ora sta così».

Non si aiutano a casa loro

Mancuso prosegue a suon di dati: «Un progetto del Politecnico di Zurigo e del Mit di Boston è all’origine di un sito dedicato al “City Pairing”: cliccate su una città e vi verrà data un’idea sul clima che avrà nel 2070. Se cliccate su “Bologna”, comparirà “Marrakech”, ovvero tra 50 anni Bologna (o Cesena) avrà il clima di Marrakech. Se cliccate su “Catania” compariranno città del Sub-Sahel. E se clicco su queste zone del Sub-Sahel? Non compare niente, solo un asterisco. Vuol dire che in queste zone non si vive. Nel 2070 non si potrà vivere nel 15% del pianeta, dove abitano 2 miliardi di persone che dovranno spostarsi da luoghi in cui non possono vivere e non è che li aiuti a casa loro».

Primo passo

Il primo passo per risalire? «Piantare mille miliardi di alberi nel giro di dieci anni. Le città vanno raffreddate e piantare questi mille miliardi di alberi ci darebbe 50 anni di respiro, il tempo che ci serve per arrivare a una vera fusione nucleare e a una vera energia pulita. Sapete: una specie sul nostro pianeta vive in media 5 milioni di anni. Noi Homo Sapiens ci riteniamo i migliori, ma esistiamo solo da 300mila anni. Ogni tanto penso di essere in mezzo ad una sit-comedy, magari su Alpha Centaury ci stanno guardando, si fanno delle grasse risate e dicono: “Guarda questi qua cosa combinano, e si fanno pure chiamare Sapiens...”. Con tutti i disastri che abbiamo fatto, forse sarebbe il caso di essere più umili se vogliamo esistere per altri 4,7 milioni di anni».

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