Bagnacavallo, Taira Errani e la Casa della Birra: “Debiti da 280mila euro, dopo l’alluvione ne ho avuti 1500”

bagnacavallo

alessandro casadei

«Prima c’è stato quel maledetto fiume che ci ha travolto e devastato e poi ancora fiumi, quelli di parole. Quelle belle che mi sono sentita dire nell’immediato dalle istituzioni, promesse che sembrano svanite nel nulla. L’unica certezza è che adesso la mia vita è stravolta, rovinata dall’impotenza di poter ricominciare e da quei debiti, 280mila euro, che purtroppo hanno tre zeri in più rispetto al saldo del conto corrente»: a sfogarsi è Taira Errani, titolare della Casa della Birra di Bagnacavallo, fino al maggio scorso uno dei locali più frequentati del territorio e che dava lavoro a 30 persone (ora hanno trovato una nuova occupazione), arrivando a fatturare quasi un milione di euro all’anno.

Con l’alluvione del 3 maggio il Lamone aveva sommerso anche la birreria, spazzando via tanti anni di sacrifici. Tuttavia, la giovane imprenditrice insieme a dipendenti, amici e volontari, era riuscita almeno a spalare il fango che aveva reso irriconoscibile ogni cosa. Dalla strada pareva un campo di battaglia, nel quale il nemico dopo nemmeno due settimane sarebbe tornato per il colpo di grazia: con la seconda alluvione, infatti, il sogno di poter riaprire in qualche mese si è trasformato in un incubo. «Dopo la prima alluvione c’è stato un incontro qui a Bagnacavallo col presidente della Regione Stefano Bonaccini, a cui ho partecipato - racconta Errani -. In quell’occasione avevo espresso le mie perplessità e chiesto chiarimenti. Mi aveva, anzi ci aveva detto che non ci avrebbero abbandonati e mi aveva stretto la mano facendomi i complimenti per l’intervento. Quella promessa, quelle parole, se le è portate via il vento, o forse il fiume pochi giorni dopo. Non so a chi dare la colpa, se al governo o alla struttura commissariale, ma di sicuro noi piccoli imprenditori siamo scomparsi dalle loro priorità».

È quasi passato un anno da quei tragici eventi e Taira ha dovuto vendere casa, auto e altre due attività, ma questo non è bastato e i tanto desiderati indennizzi tardano ad arrivare.

«In undici mesi ho partecipato a 5 bandi - spiega - e per ora mi sono arrivati solo 1.500 euro. Il locale ovviamente non potrò più riaprirlo, ma così non perdi solo il lavoro, perdi anche la dignità. I miei fornitori, come chi deve ricevere il Tfr, hanno quasi tutti gentilmente pazientato, proprio perché in varie lettere annunciavo di aver partecipato al bando e che presto qualcosa sarebbe arrivato. Con quei soldi avrei iniziato a sistemare tante persone e invece ogni giorno il postino suona alla porta con un’ingiunzione di pagamento. E poi ci sono i mutui - sottolinea - che erano stati bloccati per un anno. Ma gli indennizzi non sono arrivati e quindi non potremo pagare le rate il prossimo mese».

Ad oggi, infatti, pare che nessuna proroga sia stata ipotizzata.

«Senza dimenticare l’Inps - aggiunge Taira Errani - che non ti emette il Durc se non paghi l’F24, che però ti serve per avere i soldi del bando. Ogni giorno sei umiliata per qualcosa, ma da persone che hanno ragione e che a loro volta hanno cose da pagare. Loro giustamente se la prendono con me. E io con chi dovrei? Col destino? – si domanda presa dallo sconforto -. Assolutamente no. Le istituzioni mi avevano promesso che avrebbero aiutato tutti, e lo Stato dovrebbe garantire sempre la dignità del popolo».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui