"Voglio anche sognare": la Rimini dei ragazzi raccontata da Fellini

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Cosa succede quando a realizzare un film è un’intera classe di giovani liceali? Lo racconta il fotografo e regista Dorin Mihai, che ha seguito e coordinato i ragazzi dell’attuale VB del Liceo classico Giulio Cesare-Manara Valgimigli di Rimini nella realizzazione e produzione del film Voglio anche sognare, frutto del progetto didattico “Una città & una scuola da film. Percorso nella Rimini di Fellini”. La pellicola, liberamente tratta da Fare un film di Fellini, verrà proiettato oggi alle 9.30 e alle 11.15 in Cineteca.

Mihai, ci parli della genesi di questo progetto.

«Questo film è il frutto di un laboratorio di cinematografia promosso dalla professoressa Cecilia Franchini. Per la sua realizzazione ringrazio la dirigente scolastica Sandra Villa, che nel frattempo è anche diventata vicesindaca di Riccione. Nel corso del laboratorio ho mostrato ai ragazzi come si gira un film, partendo dalle basi. Dopodiché siamo partiti con le riprese, che sono durate più di tre mesi».

Di cosa parla il film?

«Si tratta di un progetto partito per promuovere la città di Rimini, le sue bellezze e il legame che la città ha con Fellini, di cui il film valorizza molto la presenza ad oggi, ad anni di distanza dalla sua scomparsa. Di Fellini si mette a tema anche il dramma giovanile, dovuto alla necessità di abbandonare la città per trasferirsi a Roma, dove vedeva un futuro lavorativo migliore».

Com’è lavorare con i ragazzi?

«Questo non è il mio primo progetto con una scuola superiore, ne ho fatti altri, tra cui il più importante è stato sicuramente Lo spazio bianco delle arti, che si svolge da più di 15 anni e coinvolge ragazzi interessati al cinema e alla fotografia. Il progetto di quest’anno è stato invece applicato a una sola classe, e ho riscontrato molta partecipazione ed entusiasmo. I ragazzi si sono occupati di tutto, dalla scenografia al trucco alla scelta dei luoghi; si può dire che il film sia stato quasi interamente prodotto da loro, io mi sono occupato solo delle questioni maggiori. Hanno fatto emergere capacità che mi hanno stupito; li ho trovati molto genuini. Vorrei soffermarmi inoltre sull’importanza di realizzare questi progetti nelle scuole. Io lavoro con gli adolescenti dai 16 ai 19 anni e vedo l’impatto che questo tipo di percorsi ha sui ragazzi: trovano uno spazio dove potersi esprimere per quello che sono. Nella vita di tutti i giorni ho notato che tendono spesso a nascondersi, ma progetti come questo danno loro la possibilità di mostrarsi senza filtri. Avendo a che fare con ragazzi diversi, con inclinazioni e interessi differenti, ho cercato di valorizzare al meglio ciascuno di loro».

“Voglio anche sognare”: perché questo titolo?

«Amo profondamente il titolo del film, che è venuto fuori proprio da uno dei ragazzi in un modo un po’ particolare. Anni fa feci un libro fotografico insieme a Davide Zaghini e Francesco Busignani, un progetto durato sei mesi, in cui volevamo raccontare la città di Rimini in inverno, quando i turisti se ne vanno. Ho deciso quindi di portare il libro ai ragazzi, chiedendo loro di scrivere una frase a piacere sotto una foto. Uno di questi ragazzi scelse una frase che mi colpì molto, “voglio anche sognare” appunto».

Ha progetti che coinvolgano nuovamente gli studenti?

«Sì, con grande gioia ripropongo il medesimo percorso, quasi una prosecuzione di quello dell’anno scorso, che quest’anno prende il nome proprio dal film: Voglio anche sognare. Spero naturalmente che ci siano tutte le condizioni necessarie perché possa andare in porto. Parallelamente porto avanti il progetto La mia Rimini all’interno dello Spazio bianco delle arti, reso possibile grazie all’amministrazione di Rimini e al preside del Liceo Einstein, Christian Montanari».

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