Vela, i caschi di Aldo Drudi protagonisti all'America's Cup

Ha disegnato i caschi di New Zealand. Non contento, ha disegnato pure i caschi di Luna Rossa. Comunque fosse andata, Aldo Drudi sapeva già che avrebbe vinto: «È vero, però si può dire? Da italiano e da tifoso, un po’ mi tira il culo che non abbia vinto Luna Rossa».

Il riccionese Aldo Drudi è lo storico designer dei caschi del Motomondiale e nel corso degli anni ha messo la sua creatività colorando con ironia gli indispensabili supporti per la sicurezza di ragazzi che sfrecciano a 300 all’ora. Il feeling con la vela come è nato? «Sono amico di Max Sirena: lui ama le moto, io il mare. Già nell’edizione precedente, quando Max gareggiava per New Zealand, mi chiese di disegnare i caschi per loro. Siamo rimasti in contatto e in questa edizione dell’America’s Cup è arrivata la doppietta».

Tra il pilota e il velista, chi è lo sportivo più ardito nei colori del casco? «Direi il pilota, anche se il contesto è diverso. Quando lavoro col singolo pilota, si è un po’ più liberi nell’inventarsi delle cose. In progetti come quelli di New Zealand e Luna Rossa, si lavora pensando a dei contesti di squadra e ci sono vincoli diversi. Nei caschi di New Zealand c’è una grafica più aggressiva, un omaggio alla tradizione maori, mi verrebbe da dire. Quella di Prada invece è più minimalista e sobria, un richiamo allo stile del made in Italy».

Drudi da appassionato di sport evidenzia con la sua soddisfazione più grande: «È quella di avere colorato la sicurezza, dando il mio apporto per la grafica di attrezzature indispensabili nelle moto come nella vela. Credo che non tutti si rendano conto di cosa voglia dire viaggiare a 30-40 nodi e le emozioni che ho vissuto in tv sono state simili a quelle della MotoGp, con la carica di adrenalina della partenza e così via». In chiusura, quante regate di finale ha visto in tv? «Le ho viste tutte. Infatti ho un sonno bestiale».

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