«Ti stacco la testa e ci gioco a bowling». «Ti taglio a pezzi e ti getto in pasto ai maiali». Sono alcune delle minacce di morte registrate e inviate con messaggi WhatsApp, costate l’apertura di un fascicolo per minacce aggravate ad un artigiano riminese di 47 anni, chiuso dal pubblico ministero Paola Bonetti con la richiesta di giudizio immediato. Bravata costata all’imputato, difeso di fiducia dall’avvocato Roberto Urbinati, anche la contestazione del reato di violazione degli obblighi di assistenza famigliare. Nei 14 anni seguiti al naufragio della loro storia coniugale, non ha versato decine di miglia di euro per il mantenimento dei due figli. Eppure, nonostante questa circostanza di non poco conto, visto che l’ex moglie è una lavoratrice stagionale, le minacce di morte all’ex consorte non sono state la diretta conseguenza di un litigio per il mancato pagamento degli alimenti, bensì l’invito rivolto dalla donna all’uomo perché lasciasse in pace il più piccolo dei loro due figli.
Casus belli
Era l’aprile del 2021 quando la situazione che non era precipitata neppure quando l’ex moglie, attraverso il proprio legale l’avvocato Claudia Montanari gli ha presentato il conto degli arretrati, 50mila euro centesimo più centesimo meno, accumulati per non aver pagato praticamente mai i 450 euro del mantenimento come stabilito dal Tribunale in sede di separazione. Il sollecito sembrava aver fatto l’effetto desiderato: i soldi per i due figli (spese straordinarie a parte) l’artigiano aveva ripreso a versarli, salvo poi tornare sui propri passi. E senza dire una parola ha smesso nuovamente di pagare.
Come detto, però, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, sono state le minacce di morte che l’uomo ha rivolto all’ex moglie. La donna, infatti, dopo aver parlato con il figlio minore che le aveva detto di non volerne più sapere di incontrare il padre perché interessato a lui solo allo scopo di ricevere favori, ha preso il telefono e chiamato l’ex marito. Che prima l’ha coperta verbalmente di insulti, poi ha avuto l’idea di metterli anche nero su bianco registrando l’audio, puntualmente allegato alla denuncia poi arrivata negli uffici al terzo piano del palazzo di giustizia, sulla scrivania del Pm Paola Bonetti.