Strada alternativa alla E45: oggi firma decisiva per riaprirla

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Ancora una volta si accende la speranza che il momento dei lavori di sistemazione della ex 3-Bis Tiberina sia vicino. Sarà la volta buona per l’alternativa alla E45, chiusa alla circolazione da 22 anni? Oggi le Province di Forlì-Cesena e di Arezzo ed il Comune di Pieve Santo Stefano sottoscriveranno l’accordo relativo ai primi interventi, coi 5 milioni già stanziati per il 2022. La speranza è che con questi lavori iniziali nel tratto toscano, dove il transito è vietato per la presenza di frane, si possa pensare ad una seppur parziale riapertura della strada: non prima dell’autunno 2025, comunque. Tutto questo dopo che nel luglio scorso il Comune di Pieve Santo Stefano e la Provincia di Arezzo avevano concordato nell’individuare il secondo ente come punto di riferimento per gli interventi sul versante toscano della strada. Ora l’accordo ricomprende anche la Provincia di Forlì-Cesena, competente per il tratto romagnolo. Si riconducono così a unità gestionale progetti e interventi sulla intera ex statale, nei tratti romagnolo e toscano, con la Provincia di Arezzo come capofila. «Dopo una serie di confronti avuti insieme al consigliere Marco Baccini con il sindaco di Pieve Santo Stefano e la presidente della Provincia di Arezzo - ha comunicato il presidente della Provincia di Forlì-Cesena, Enzo Lattuca - abbiamo condiviso uno schema di accordo per l’utilizzo delle prime risorse. I primi 5 milioni serviranno per iniziare ad affrontare il tema». Il dirigente del settore Viabilità, l’ingegnere Fabrizio Di Biasio, ha ripercorso in Consiglio provinciale le vicende di ormai 4 anni fa, quando col sequestro del viadotto Puleto sulla E45, tra l’altro in pieno inverno, si manifestò in maniera evidente l’assurda mancanza di una alternativa adeguata alla E45.

La svolta

Ora la Provincia di Arezzo ha proposto di siglare un accordo per utilizzare i 5 milioni, affrontando il primo tratto della ex 3-Bis Tiberina che sale da Valsavignone al confine regionale dei Canili, sulla base di un progetto esecutivo che era già stato predisposto da Anas nel 2016. «Parte del finanziamento - ha aggiunto Di Biasio - servirà per mettere in campo una progettazione unitaria dell’intero tratto tra Bagno di Romagna e Valsavignone, per definire le risorse necessarie, per sostenere la richiesta di ulteriori finanziamenti necessari al completamento. Anche nel tratto romagnolo ci sono criticità; il tratto vicino al confine, chiuso di fatto al transito da oltre vent’anni, necessita di robusti interventi di manutenzione, e nel tratto tra Bagno di Romagna e Verghereto abbiamo ancora il problema della frana e del restringimento al km. 5. Se tutto procede regolarmente, si potrebbe prevedere l’inizio dei lavori a giugno 2023, per due anni di durata». Per il sindaco di Bagno di Romagna Baccini, che ha “storicamente” seguito la problematica e ha ricordato i tanti incontri con ministri e sottosegretari di questi anni, è «l’avvio di un percorso, una buonissima notizia». È importante la collaborazione e la gestione comune con la Provincia di Arezzo, con questi primi 5 milioni destinati in parte anche alla progettazione di tutto il percorso, e l’attenzione continua affinché lo stanziamento “previsionale” degli ulteriori 30 milioni di euro, che era stato approvato dal precedente Parlamento, possa poi nei prossimi anni essere concretamente confermato. Per gli interventi successivi si dovrà andare alla stipula di una apposita convenzione attuativa tra i tre enti, che regoli concordemente azioni e passaggi.

Il presidente della Provincia

«Tutto nasce dall’errore compiuto nell’aver lasciato la ex 3-Bis Tiberina a competenze diverse - ha commentato Lattuca - quando quel percorso ha un senso solo se considerato nella sua completezza. Credo che abbiamo fatto la scelta giusta con la restituzione ad Anas della competenza sulla ex Provinciale 138 della valle del Savio. Adesso, in previsione dei lavori alla galleria di Quarto, Anas ha investito sulla ex Provinciale per rafforzarla. Credo che in tutta questa confusione si sia trovato un po’ il bandolo della matassa. Poi tutto deve tornare ad Anas», ha sottolineato sempre Lattuca, riferendosi ovviamente alla futura gestione di tutto il tratto di quella che in Romagna è la Strada Provinciale 137, da Bagno di Romagna al confine regionale, e altrettanto dovrà avvenire per il “gemello” tratto toscano. «Speriamo che dell’alternativa non ci sia mai bisogno - ha concluso il presidente della Provincia - ma è necessaria e può capitare che invece ci voglia, come dimostrato dalla vicenda del viadotto Puleto. Ed è importante che si sistemi la E45». A ormai quattro anni dal periodo del sequestro e della chiusura del Puleto, i lavori sono stati effettuati solo in minima parte e da tempo sono sospesi.

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