Alluvione Emilia-Romagna, come aiutare

VolontariatoInformazioni utili per fare volontariato suddivise per località:Bologna Area Metropolitana:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfiEeIGSpfooB-cAJIaoI-K_aAp9W_wwhwKzFwL8EyTT5mIVw/viewformCesena:https://www.volontarisos.it/user/index.phpCervia:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSclceKT5KSnooMwYLyMyQO7mh080nIniirSc4ALJwU798FkCQ/viewformoppure chiamare al numero 3425211536 dalle ore 9.00 alle 18.30.Ravenna:Inviare un’email a vogliodareunamano@comune.ra.it lasciando nome, cognome, recapito telefonico e indicando quale tipo di aiuto puoi offrire.Imola:https://www.comune.imola.bo.it/argomenti/sicurezza-e-protezione-civile/emergenza-maltempo/come-aiutareForlì:Chiamare al numero 0543 712301...

Alluvione Emilia-Romagna, come aiutare

VolontariatoInformazioni utili per fare volontariato suddivise per località:Bologna Area Metropolitana:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfiEeIGSpfooB-cAJIaoI-K_aAp9W_wwhwKzFwL8EyTT5mIVw/viewformCesena:https://www.volontarisos.it/user/index.phpCervia:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSclceKT5KSnooMwYLyMyQO7mh080nIniirSc4ALJwU798FkCQ/viewformoppure chiamare al numero 3425211536 dalle ore 9.00 alle 18.30.Ravenna:Inviare un’email a vogliodareunamano@comune.ra.it lasciando nome, cognome, recapito telefonico e indicando quale tipo di aiuto puoi offrire.Imola:https://www.comune.imola.bo.it/argomenti/sicurezza-e-protezione-civile/emergenza-maltempo/come-aiutareForlì:Chiamare al numero 0543 712301...

“Scuola, troppi compiti a casa: evitiamo l’ansia da voto”. L’invito della vice sindaca di Rimini

Vice sindaca Bellini, il mondo della scuola si sta interrogando sulla quantità di compiti che ogni giorno sommerge i ragazzi. Qual è il suo punto di vista?

«Mi capita sempre più spesso di ricevere lettere e testimonianze di genitori preoccupati per le loro figlie e figli, dalle elementari alle superiori, in relazione allo stress dovuto al carico di compiti da fare a casa. Una sensazione confermata dai dati appena pubblicati da una indagine comparativa internazionale sui sistemi educativi e i loro metodi didattici, che certifica come in quarta elementare, per esempio, le maestre italiane ai propri alunni danno esercizi 3,3 volte superiori a quelli dei loro coetanei francesi e superiori del 50 per cento di quelli spagnoli e finlandesi. Stesso discorso alla scuola media, con tempi richiesti, da tre a quattro volte superiori rispetto a quelli previsti per i ragazzini francesi, portoghesi e finlandesi».

Un impegno quotidiano che poi toglie tempo e spazio allo sport e alla socialità e si ripercuote sulle famiglie.

«Dovrebbe suonare un campanello di allarme quando, quello che dovrebbe essere il consolidamento delle competenze da svolgere a casa, si trasforma in un carico di lavoro che rischia di aumentare il divario tra i ragazzi e le ragazze che hanno alle spalle famiglie in grado di sostenerli, in termini di tempo, competenze e risorse, e chi no».

La vice sindaca Chiara Bellini

Come è cambiata la composizione delle classi in questi anni?

«Abbiamo più ricchezza e diversità, ma anche complessità da gestire. Un numero su tutti, negli ultimi venti anni l’incremento di studenti certificati con disturbi di apprendimento nella provincia di Rimini è del 172 per cento: erano 572 nel 2002, oggi sono diventati 1.559. Un incremento sul quale bisognerebbe aprire una ulteriore riflessione».

Quale?

«I numeri ci pongono già un primo dilemma: da una parte, abbiamo un sistema locale che vede nella collaborazione tra istituzioni, servizi educativi e sanitari un punto di forza, in grado di intervenire precocemente sulle situazioni più critiche, dall’altro il rischio di quello che il pedagogista Daniele Novara definisce “eccesso di definizione diagnostica”. Il paradigma clinico diagnostico sta culturalmente colonizzando il mondo della scuola. La logica dei bisogni speciali rischia di rendersi una stigmatizzazione sofisticata, fornendo un’implicita giustificazione scientifica della segmentazione della popolazione scolastica. Certo, l’amministrazione comunale investe ogni anno una parte consistente delle risorse del proprio bilancio per il sostegno alla disabilità, circa 6 milioni, con cui garantisce assistenza che prevede continuità anche estiva, grazie al finanziamento anche di educatori dedicati nei centri estivi. A questi fondamentali interventi pratici va però aggiunta una riflessione più ampia di carattere pedagogico, sociale e culturale. Il rischio è che la didattica venga marginalizzata nella cultura scolastica e dallo sguardo della medicalizzazione».

Anni fa il voto fine a se stesso era stato messo in discussione. Pensa sia un ragionamento ancora attuale?

«Io credo si debba evitare l’ansia da prestazione, da voto, e che si possa educare anche attraverso il benessere psicofisico, perché l’entusiasmo e la curiosità nascono da una condizione serena, non da uno stato di ansia. Una scuola che vada più piano, ma lontano e insieme».

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