Sarsina: rivede il vescovo che gli augurò di fare il sindaco

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Esattamente dieci anni fa, a Madrid nel corso del raduno della Giornata Mondiale della Gioventù, gli aveva augurato di diventare sindaco. Un augurio che si è rivelato una profezia, perché quel giovane di 18 anni è poi diventato il primo cittadino di Sarsina.

E venerdì 23 luglio in maniera del tutto casuale e rocambolesca il “profeta”, l’arcivescovo emerito Giancarlo Maria Bregantini, si è trovato accanto alla stazione di Cesena la realizzazione del suo augurio, e cioè Enrico Cangini diventato sindaco.

Fortissima l’emozione per tutti e due, anche perché lo stesso arcivescovo Bregantini ricordava bene quanto avvenuto dieci anni fa.

L’incontro a Madrid

A raccontare come in maniera rocambolesca, avventurosa e in qualche modo anche misteriosa sia stato possibile realizzare l’incontro tra i due il sindaco di Sarsina si mostra ancora profondamente emozionato. «Le vie del Signore sono infinite - esclama Enrico Cangini contento e meravigliato dall’accaduto -. Nel 2011 ho partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. In attesa dell’incontro finale con papa Benedetto XVI abbiamo partecipato a diversi momenti di meditazione, uno dei quali condotto da monsignor Bregantini, allora vescovo di Locri e conosciuto per aver combattuto fortemente la ‘ndrangheta in Calabria. La sua testimonianza mi colpì profondamente e una volta conclusa mi feci coraggio e davanti a centinaia di persone gli domandai come fosse riuscito, in una terra così difficile, a coniugare il suo ruolo di guida spirituale con quello di guida politica nel senso più alto del termine». Della risposta del vescovo Bregantini una cosa in particolare, ormai sempre più sbiadita, era rimasta nella memoria di Cangini. «Il vescovo Bregantini nella sua risposta – ricorda Cangini – mi fece l’augurio, che oggi potrei definire un vaticinio, di diventare sindaco del mio Comune».

La presenza del vescovo

Venerdì il destino regala l’incontro che nessuno dei due avrebbe immaginato. Al mattino come al solito il sindaco va a fare colazione al bar Romagna, nella sua Ranchio, e nelle quattro chiacchiere con la compaesana Tamara salta fuori che in quei giorni era impegnata come volontaria al vicino eremo di Petrella, per fare servizio a un gruppo di religiose e religiosi provenienti da varie parti d’Italia. E aggiunge che tra questi vi era anche un monsignore di Campobasso. Cangini prosegue normalmente per il suo lavoro verso lo studio di Cesena. Qui lo assale un dubbio: «Sarà mica Bregantini? - si chiede - Mi pareva che fosse stato trasferito da Locri a Campobasso». Verificato che si trattava proprio di Bregantini, viene a sapere però che intanto era partito per la stazione di Cesena.

L’incontro di venerdì

«Senza esitare mi sono precipitato in stazione per cercare di intercettarlo per dare seguito a quella incredibile coincidenza. L’incontro è stato emozionante - commenta Cangini - e mi sono stupito nel constatare che anche il monsignore aveva ricordi di quella domanda che gli avevo posto oltre dieci anni fa e di quella profezia. Nel salutarci tra le rotaie dei treni in quei pochi minuti, entrambi emozionati, mi ha spronato ad avere cura per le periferie e a continuare per un cammino luminoso».

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