Sant’Agata Sul Santerno e gli argini da abbassare per i treni. Il sindaco non ci sta: “Prima viene la vita delle persone”

Appresa la notizia dell’avvio dei lavori di RFI per la riapertura della linea Faenza-Lavezzola, che prevedono per il ponte della ferrovia di Sant’Agata sul Santerno il rilevato ferroviario più basso rispetto al rilevato arginale, il sindaco Enea Emiliani ha immediatamente contattato la Regione per esprimere forti perplessità sulla sicurezza idraulica di questa soluzione transitoria. “Sono consapevole che la riapertura della tratta ferroviaria sia importante per garantire un migliore servizio agli studenti in vista del riavvio dell’attività scolastica – dichiara il primo cittadino di Sant’Agata sul Santerno – ma la priorità assoluta deve essere la sicurezza dell’abitato di Sant’Agata. La soluzione individuata, seppur transitoriamente, necessita di approfondimenti per rispondere alle perplessità che correttamente sono state espresse dai miei concittadini e che io stesso coltivo. La protezione della vita delle persone è al primo posto”.

In accordo con l’assessore regionale Andrea Corsini si è pertanto deciso di fissare un incontro urgente con tutti gli enti competenti, in attesa del quale RFI ha sospeso i lavori.

La rabbia dei cittadini


Tuttavia, questo standby dell’ultimo minuto non è bastato a placare le ire dei santagatesi, che tra sdegno e rabbia hanno deciso di cautelarsi ancora di più. Del resto l’aver appreso dalla stampa (perché di fatto nessuno tra Regione, Protezione Civile e Rfi, i tre interlocutori che nella riunione del luglio scorso avevano preso questa decisione, aveva informato sulle modalità di intervento, a quanto pare nemmeno il sindaco) che per ripristinare quella tratta ferroviaria si sarebbe dovuto abbassare l’argine appena innalzato proprio per motivi di sicurezza, ha profondamente indignato chi quell’incubo ancora lo rivive ogni volta che vede scorrere un fiume o piovere. L’annunciato inizio dei lavori per la riapertura della tratta sul ponte che poggia su quegli argini ha messo tutti sull’attenti. Ed ora il fiume in piena è quello dei santagatesi. Forse già in queste ore partirà una raccolta firme – una petizione di cui si farà promotore anche il comitato “Sant’Agata 17 maggio 2023”, nato proprio per tutelare gli abitanti del piccolo comune vittime di quella drammatica devastazione – con l’obiettivo di fermare definitivamente quel ripristino della linea ferroviaria definito “transitorio”. Nel mirino anche le misure precauzionali richieste dalla Protezione Civile per demolire gli argini in prossimità dei binari e del relativo ponte. Per molti, ancor più gravi dell’intervento stesso. «L’idea che in caso di allerta, e ciò quindi nella migliore delle ipotesi un giorno prima, quella quota possa essere ripristinata portando terra e massi che come per magia dovrebbero amalgamarsi col resto dell’argine in poche ore, è semplicemente folle». Questo il commento a caldo di chi sotto quella rottura arginale ci abita e ha visto la morte in faccia e in sottofondo il rumore del fango che distruggeva tutto ciò che incontrava. Da qui una serie di appelli alle istituzioni. E così ieri l’escalation di commenti e gruppi costituitisi in poche ore ha raggiunto livelli mai visti: tra chi esigeva subito risposte dal presidente Stefano Bonaccini, rispolverando dopo dieci anni il movimento dei forconi con un goliardico post dialettale (“La Romagna la tè bota, mo ormai a rumpè i bamboz”) e chi aveva già preso carta e penna per scrivere lettere agli enti preposti.

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