CESENA. L’assessore regionale Raffaele Donini batte cassa a Roma, rivolgendosi al governo che nascerà dopo il voto del 25 settembre, perché metta «altre risorse» per garantire «una sanità pubblica e universalistica». Le necessità è impellente, perché alle «maggiori spese per far fronte all’emergenza Covid, non ancora coperte» si sono aggiunte ora «quelle derivanti dalla crisi energetica». E allora servono fondi aggiuntivi, che «vanno distribuiti in proporzione alle spese sostenute e non sulla base della popolazione residente». Tra l’altro – sottolinea l’assessore alla Sanità – la Regione Emilia-Romagna «ha speso sempre bene i soldi che lo Stato le ha riservato per la tutela della salute dei cittadini, non un euro in più, non un euro in meno». Perciò è ingiusto penalizzarla. E Donini lancia un appello perché «chi si candida al Governo del Paese non disattenda il giuramento che tutti abbiamo sentito nei giorni più drammatici della pandemia, ossia “mai più tagli in sanità”».
Zignani: «E la Regione che fa?»
L’appello a fare uno sforzo per assicurare «la sostenibilità» del sistema sanitario pubblico va nella direzione auspicata da Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil, che già da qualche mese sta dando battaglia su questo fronte. Ma l’approccio dell’assessore non lo convince per due motivi. Da una parte gli sembra un tentativo di scaricare sbrigativamente su chi verrà difficoltà di cui porta responsabilità anche il governo uscente, sostenuto da quasi tutte le forze politiche, incluso il Pd, e tra l’altro – ricorda – con un ministro alla Sanità di sinistra. Dall’altra parte, chiede che la Regione faccia la propria parte: «Aspettiamo ancora di sapere dall’assessore Donini se è pronto a fare un Patto sociale per la sanità dell’Emilia-Romagna, da aggiungere al Patto per il lavoro e per il clima già siglato».
Il sindacalista non fa sconti: «La Regione che idea ha della sanità del futuro? Diversi Consigli comunali, su nostro invito, si sono espressi, dicendo che condividono l’idea della Uil, e cioè che il modello emiliano-romagnolo incentrato sul pubblico va difeso con forza. Ma aspettiamo ancora che Donini ci dica cosa vuole fare».
Zignani è sempre più preoccupato: «Col nuovo Governo uno dei punti centrali sarà capire che fine farà il nostro modello sanitario. Se il sistema a cui si pensa è quello lombardo-veneto, con una predominanza del privato sul pubblico, io non sono d’accordo. Ed è chiaro che, se dovesse vincere il centrodestra, i rischi che si vada in quella direzione sono molto più forti, perché quella è l’idea che ha il centrodestra italiano».
Resta un sospetto: «Non vorrei – dice il segretario regionale della Uil – che ci sia da più parti l’interesse a fare entrare le multinazionali private dentro la sanità, perché ha costi considerati troppo pesanti per le casse pubbliche e c’è un reale rischio di default del sistema sanitario regionale. Ma così si cambierebbe radicalmente il modello di società concepita in Emilia-Romagna e noi siamo fermamente contrari, perché a rimetterci sarebbero le fasce più deboli».