Sanità, allarme da Ravenna: organici all'osso, reparti autogestiti

Ravenna

RAVENNA - Una situazione al limite del collasso, con precariato, cambi di turni che saltano e una coperta troppo corta per coprire tutte le necessità dell’ospedale. Sono giorni di fibrillazione nei reparti del Santa Maria delle Croci: si susseguono le segnalazioni al sindacato e gli incontri, una situazione che porterà il prossimo 6 maggio le tre sigle sindacali in piazza a Bologna, per chiedere maggiori investimenti a favore del settore. Nel frattempo si chiede tempestività a risolvere i problemi interni nei reparti.

Il disavanzo di bilancio, originato da mancati rimborsi Covid e dall’aumento dei costi energetici, ha portato al blocco del turnover. Una situazione che si pensava di non vedere così presto dopo la pandemia. Invece le assunzioni sono nuovamente bloccate, un ostacolo che si aggiunge al non facile reperimento dei professionisti della sanità sul mercato del lavoro. Secondo la Uil Fpl ravennate la situazione «sta provando i tantissimi professionisti che in sanità costituiscono il vero contributo sostanziale al perseguimento della finalità pubblica quale è la tutela della salute». Gli incontri fatti con i sindacati hanno come sfondo la stessa la mentale: «C’è poco personale. Tra mobilità, pensionamenti, dimissioni e aspettative o altro, sono diverse le segnalazioni sulle mancate sostituzioni di medici, sanitari e tecnici non effettuate. In alcuni casi di maggiore sofferenza registriamo lo spostamento di dipendenti addirittura da un ospedale all’altro segno di come la coperta sia diventata oramai troppo corta». In questo quadro rientrano «i tantissimi precari che prestano servizio da tempo e che attendono di potere ottenere una stabilizzazione della loro posizione al fine di affrontare con maggiore serenità il futuro».

Oggi diventa «quasi impossibile avere certezza di un adeguato recupero psico fisico attraverso l’utilizzo di ferie e permessi con una programmazione in alcuni casi che stenda a decollare o che non vede mai una autorizzazione preventiva. Anzi, per garantire la gestione delle assenze, assicurare la copertura delle posizioni di lavoro in relazione al fabbisogno assistenziale, vengono proposti documenti di autogestione attraverso i quali approcciarsi per autogarantire la continuità assistenziale dei pazienti». Sul personale gravano quindi sempre più responsabilità e carichi di lavoro che vengono affrontati con organici sempre più magri. Il tutto ricade sulle persone destinatarie del servizio, i pazienti, e i loro familiari e può anche dare adito a tensioni. Il sindacato non accetta quella che ritiene una politica di «scaricabarile» verso i dipendenti «in un contesto peraltro dove oramai la percezione è di un lavoro troppo faticoso, poco sicuro e poco pagato».

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