Rimini. Moglie e figli nella stanza del terrore: "Vi uccido"

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Duravano ormai da quasi cinque anni le botte, le vessazioni e le umiliazioni a cui la giovane moglie e i suoi tre figli minorenni erano costretti a subire, senza riuscire a ribellarsi. L’uomo, un 46enne moldavo divorato da gelosia e quasi sempre ubriaco, era ormai diventato il terrore per la sua famiglia, che abitava in una stanza di un residence a Rimini e che nel mese di gennaio era riuscita a raggiungere le forze dell’ordine, per ad ad arrivare all’arresto, avvenuto l’altro giorno.

La richiesta di aiuto al nonno

Proprio a metà del mese scorso, infatti, il moldavo era rientrato dopo una serata alcolica all’interno del residence, dove lui e i suoi familiari abitavano da tempo. Una volta dentro la camera , aveva dato in escandescenza, con aggressioni fisiche e verbali, che avevano spinto il figlio maggiore a chiamare il nonno, per chiedergli al telefono di intervenire. Un tentativo vano, che aveva portato il padre aguzzino a confiscare tutti i cellulari affinché nessuno riuscisse più a avere degli aiuti. Non contento, il moldavo aveva preso un grosso coltello da cucina e rivolgendosi a moglie e figli li aveva gelati: «Entro fine serata vi ammazzo tutti». Parole a cui, per fortuna, non erano seguiti i fatti. Ma la sera dopo, con lo stesso copione fatto di vessazioni e botte, e frasi tipo «io ti uccido, ti ammazzo, ti butto giù dal balcone», un occupante del piano di sopra, allarmato dalle grida, aveva chiamato le forze dell’ordine, che erano così intervenuto mettendo fine, per quel momento, all’incubo.

«La polizia non mi fa niente»

Il 46enne era stato infatti allontanato dal residence ed era stato esortato dalle forze dell’ordine a non fare ritorno. L’uomo da quel giorno era però ritornato alla carica. La moglie non riusciva a trovare il coraggio di denunciarlo, nonostante l’escalation della violenza. Il 46enne, quindi, era tornato al residence dove continuava a vivere la sua famiglia: calci alla porta, grida, minacce di morte. Il terrore era tornato a galla. Nelle scorse settimane era stato il figlio grande a chiamare ancora le forze dell’ordine. L’uomo non sembrava però impaurito: «Non mi possono fare niente, non ti salva neanche la polizia», aveva urlato. Poi, all’ennesimo ritorno per entrare nella camera, era stato il proprietario del residence a rivolgersi alla polizia e il moldavo non aveva gradito: «Quando torno ti sparo». Un inferno a cui però è stato messo fine: su richiesta del pm Luca Bertuzzi, il gip Vinicio Cantarini ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Adesso l’uomo dovrà difendersi dalle accuse di minacce e maltrattamenti.

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