Rimini, la pasticceria Alisé raddoppia all'Arco di Augusto

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La storia di questo locale non è solo la storia di un’imprenditoria riminese fortunata, ma anche di una famiglia dal forte senso del dovere e dalla grande passione per la propria città. Una famiglia riminese che negli anni ha cresciuto una nuova generazione di imprenditori, oggi pronta a raccogliere il testimone. Si inaugura questo pomeriggio, sotto i portici all’Arco di Augusto, Alisé Patisserie di Alessandro Vernocchi che con la fidanzata Denise ha deciso di raddoppiare i punti vendita. Dopo il negozio di via Marecchiese, Alessandro e Denise sbarcheranno in centro storico. Dove? Là dove il papà Gilberto Vernocchi e la mamma Milena Ghirardelli hanno gestito per quasi 40 anni il bar a due passi dalla libreria Feltrinelli. Denise e Alessandro, hanno voluto aprire l’Alisè pâtisserie in via Marecchiese per creare una pasticceria diversa da tutte le altre, unendo lo stile pâtisserie française con i gusti della tradizione e oggi si ampliano verso la città. La loro tradizione familiare parte da lontano e da un luogo che per tanti riminesi è famoso come lo stesso Arco d’Augusto.

Un punto di osservazione speciale da cui Gilberto e Milena hanno visto negli anni cambiare la città. «Ho iniziato nel 1984», racconta Gilberto, che a 64 anni giura di essere pronto ad andare in pensione per godersi la vita con la moglie. «Negli anni 80, il piazzale dell’Arco d’Augusto era attraversato dalle automobili, c’erano due parcheggi ai lati, la fermata degli autobus e lo stesso Corso era aperto al traffico. C’era un gran giro con gli studenti delle Magistrali e con i turisti. Si lavorava davvero molto». Costruito nel 1960, il palazzo gemello di quello delle Poste, ha sempre avuto un bar all’angolo. Il primo si chiamava Augustus ed era già allora un locale amato dagli stranieri per la posizione strategica con vista sull’arco romano. Nel 1975 era diventato una delle gelaterie della catena Nuovo Fiore, fino a quando nel 1984, Gilberto rilevò l’attività aprendo un nuovo bar. «L’investimento che feci all’epoca non è rapportabile ai tempi di adesso. Sarebbe una cifra fuori mercato – racconta – perché l’economia è diversa. Quelli erano gli anni in cui la Riviera lavorava davvero molto e io decisi di lasciare il settore della telefonia per aprire un locale pubblico. Non è stato sempre facile, ci sono stati momenti in cui ho dovuto difendere la mia attività da molti pericoli».

«Gli anni più duri sono stati quelli tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. La zona dell’Arco era abbandonata, soprattutto la sera, c’era molto spaccio e davvero molti tossicodipendenti. Ci sentivamo un po’ accerchiati, perché appena compravano la dose correvano a farsi, spesso entravano nel bar e non era facile gestirli». Gilberto alzando le spalle ammette «in quel periodo fui più volte aggredito». Poi guarda da un’altra parte lasciando intendere che il passato è passato e ora è tutta un’altra storia. Dal 2000 in poi con la profonda ristrutturazione della zona e la creazione dei giardini, l’Arco è diventato un quartiere bello e ben frequentato. «Nel 2005, infatti abbiamo deciso di comprare anche i muri del locale – dice –, anche se in quel momento c’era la cosiddetta bolla immobiliare, ma dovevamo farlo per mettere al sicuro la nostra attività. Abbiamo pagato un mutuo per 15 anni, ma oggi possiamo guardare al futuro con soddisfazione. Tornassi indietro rifarei tutto. Oggi tocca ai miei figli, in particolare ad Alessandro perché il più grande Nicolò, laureato alla Bocconi in management si occupa di altro. È vero, sia Nicolò che Alessandro da ragazzini hanno lavorato qui con me al bar, ma è stato in qualche maniera formativo. Alessandro, che come la sua Denise ha frequentato l’accademia della pasticceria, avendo alle spalle già una grande esperienza, ha manifestato l’intenzione di allargarsi e mia moglie ed io abbiamo colto l’occasione per passare il testimone». «Se conviene ancora investire in centro storico? Penso di sì soprattutto nel settore del food and beverage e nei servizi. Certo i parcheggi mancano e una soluzione la si deve assolutamente trovare, ma se hai una buona idea e una location con il passaggio giusto di gente allora le cose riescono».

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