«Il Comune tolga la destinazione alberghiera sugli hotel chiusi e in stato di degrado. E la disponga, caso per caso, in base all’area dove gli immobili sorgono». Non solo operatori turistici: a sollecitare di rimuovere quel vincolo urbanistico che blocca la riqualificazione di almeno trecento strutture ricettive abbandonate da decenni scendono in campo anche ex amministratori comunali. Figure di spicco del Pd riminese, come Maurizio Melucci, vice sindaco e assessore all’Urbanistica e al Turismo dal 1999 al 2006 e assessore al Piano strategico, Attività economiche e Turismo dal 2006 al 2010 nelle due giunte Ravaioli e in seguito assessore regionale al Turismo.
Melucci, sono sempre più le voci che chiedono una riqualificazione, anche in chiave residenziale, delle centinaia di vecchie pensioncine dismesse. Qual è la sua posizione?
«E’ evidente che non si possa continuare a tenere acceso un vincolo urbanistico di natura ricettiva su strutture ormai fuori mercato. Per questo andrebbe rimosso. Cancellato. Non prima, però, di aver effettuato la mappatura degli alberghi».

Cosa che l’amministrazione comunale sta facendo.
«Certo. Infatti è giusto il metodo seguito: mappatura di tutte le strutture. Ma attenzione: non solo di quelle chiuse, ma anche di quelle ancora aperte, che sono però borderline. Perché non sono pochi quegli hotel ancora operativi, ma di fatto fuori mercato, perché privi di quei servizi essenziali per un turismo di qualità come quello della Riviera. Ebbene, anche su quelle strutture il vincolo di destinazione alberghiera andrebbe tolto. E’ arrivato il momento di ridurre la densità alberghiera: resti sul mercato riminese solo chi ha professionalità e qualifica accertate, ma, soprattutto, strutture ricettive adeguate».
Quando parla di destinazione d’uso diversa in base all’area cittadina dove gli hotel marginali si trovano, cosa intende?
«Faccio un esempio. Se si pensa di destinare ad edilizia residenziale determinati hotel in disuso, non si può prescindere dai servizi che in quell’area ci sono: supermercati, trasporto pubblico locale, parchi per bambini e anziani, per citarne alcuni. Ma bisogna anche fare attenzione che la presenza di nuove abitazioni non crei conflittualità tra inquilini e titolari di locali o bar della zona. Da qui la necessità di sapere dove si va ad intervenire: Miramare, Rivabella, Viserba, per fare qualche esempio, hanno peculiarità differenti l’una dall’altra».
Questo in zona mare. E per le “stelline” in disuso ubicate sopra la ferrovia cosa prevede?
«Quegli immobili dovrebbero essere destinati ad edilizia residenziale, senza dubbio».
I residence, non sarebbero un’opportunità da valutare?
«In questo caso la situazione diventerebbe complicata, perché potrebbe essere una strada che si percorre per aggirare il vincolo. Faccio il residence e poi in un secondo momento vendo sotto forma di multiproprietà».
Una volta tolta la destinazione d’uso alberghiera si potrebbero studiare forme di utilizzo dell’immobile diverse dall’edilizia residenziale?
«Certo che sì»
Quali?
«Ad esempio si potrebbe intervenire con delle permute. E mi spiego meglio. Il Comune può acquisire la “stellina” in disuso per destinarla a un parco verde, ma anche a parcheggi, o altro, in cambio, però, cede delle volumetrie di natura residenziale all’albergatore in altre zone cittadine».
Si è parlato molto anche di destinazione turistica diversa da quella ricettivo-alberghiera.
«Parliamo dei famosi silos multipiano, dei centri benessere a servizio di hotel vicini che ne sono privi. Ma anche delle strutture destinate alla ristorazione collettiva sempre al servizio degli alberghi della zona. Senza dimenticare che anche uno spazio a verde pubblico è utile per decongestionare aree ad alta densità edilizia. Insomma, sono queste delle ottime possibilità per riqualificare le pensioncine ed eliminare il degrado».