Ravenna, un pony la fa cadere alla gara di equitazione: il responsabile dovrà pagare

Una promessa dell’equitazione, un sogno infranto per via di un incidente causato, secondo l’accusa non da un errore della giovane amazzone, bensì per colpa di una svista nell’organizzazione della gara. A pagare dovrà essere dunque il responsabile della manifestazione sportiva, delegato della Federazione italiana sport equestri: finito a processo per lesioni colpose, l’imputato, 65enne originario di Legnano, è stato condannato a 2mila euro di multa (pena sospesa) oltre al pagamento delle spese processuali, e al risarcimento di 30mila euro a titolo provvisionale alla ragazza che, ormai sei anni fa, fu disarcionata da cavallo. Spetterà eventualmente al giudice civile stabilire la parte restante da pagare alla giovane.

L’incidente

La decisione è arrivata ieri mattina, pronunciata dal giudice Tommaso Paone, a fronte della richiesta del vice procuratore onorario Adolfo Fabiani di una condanna a 3 mesi. I fatti risalgono all’1 aprile del 2017 durante una competizione organizzata al Circolo Ippico Ravennate. Parte offesa, una sportiva residente nel Bolognese, all’epoca 18enne. La brutta caduta le costò una prognosi iniziale di 90 giorni e due interventi chirurgici alla colonna vertebrale, per oltre un anno di cure. La ragazza era impegnata in una gara di cross country, cioè una prova di velocità su terreno vario, che comprende anche il superamento di alcuni ostacoli in aperta campagna. Giunta al 16° ostacolo, dal megafono sarebbe partita la segnalazione di un cavallo scosso, in gergo, un esemplare che rimane senza la monta del fantino durante una corsa ippica. In realtà si trattava di un pony, scappato dal vicino campo prova. Attirato forse dalla galoppata dell’esemplare in gara, gli si affiancò restando leggermente alle sue spalle. La cavallerizza probabilmente non se ne accorse. Ma i giudici collocati ad ogni ostacolo - secondo il difensore della sportiva, assistita dall’avvocato bolognese Giorgio Bacchelli - di sicuro sì. E avrebbero dovuto sospendere tempestivamente la performance per ragioni di sicurezza. Invece - stando alle accuse - nessuno fece nulla. Stando alle ricostruzioni, la 18enne sarebbe finita contro un albero o un ramo nel vicino boschetto, a una velocità superiore ai 30 chilometri orari.

La reazione dopo la sentenza

Per la difesa del responsabile Fise (avvocati Fabrizio Conti e Mocchetti), le misure di sicurezza sarebbero state rispettate a loro avviso, considerato che l’area, per quella specifica tipologia di gara, non potava essere recintata. Evidente, alla lettura della sentenza, la reazione contrariata dell’imputato, il quale non ha potuto fare altro che abbandonare l’aula deluso, e commentando con i presenti, «questa non è giustizia».

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