Ravenna, raddoppiati i ricoveri per disturbi alimentari

Nella “taverna del bradipo”, la stanza in cui pranzano insieme, c’è un cartello con una serie di regole molto chiare. La prima dice che “non si parla di malattia”. La seconda è molto semplice: “Non si usa il cellulare”. A scrivere quelle regole sono state le stesse pazienti del reparto di Pediatria dove le giovani adolescenti ricoverate per disturbo del comportamento alimentare pranzano e si sostengono tra di loro.

Nell’ultimo anno a Ravenna, così come nel resto d’Italia, il problema è esploso. Sono 22 le ragazzine che nel 2021 sono state ricoverate. Quasi il doppio rispetto all’anno prima, quando erano dieci in meno, a riprova delle cicatrici lasciate dall’epidemia e da due anni di socialità sacrificata. «Non avendo più il controllo su molti aspetti della loro vita, hanno scelto di controllare il cibo», hanno spiegato i medici impegnati - tra Gastroenterologia e Pediatria - alla cura delle pazienti (il 90% dei casi riguarda le donne) che soffrono di bulimia, anoressia e altri disturbi legati all’alimentazione. «I numeri sono in crescita - ha spiegato Marinella Di Stani, responsabile in Ausl Romagna dei percorsi dedicati al trattamento dei disturbi alimentari -: a livello regionale erano 1.500 casi nel primo semestre del 2021, in tutto il 2020 erano 1.610».

Il punto è stato fatto in occasione della Giornata Nazionale dei disturbi del comportamento alimentare, nella quale in ospedale è stata inaugurata la stanza dedicati al pranzo delle piccole pazienti. Una scelta che ha una doppia valenza: la prima è psicologica, perché le ragazze, che in alcuni casi hanno appena 13 anni, riescono a sostenersi a vicenda e a tracciare - appunto - delle regole. L’altra questione è pratica: chi è in cura per i disturbi alimentari necessita di un pasto assistito, quindi servirebbe un’infermiera per ogni ragazza. In questo modo basta un unico supervisore, liberando personale per gli altri pazienti. Sul tema l’azienda sanitaria è impegnata da tempo, con equipe interdisciplinari di professionisti presenti in ogni territorio provinciale, e un lavoro di rete con i centri di cura specializzati, le associazioni di volontariato e naturalmente le famiglie.

Nel 2021 a Ravenna i pazienti presi in carico sono stati 198, di cui 58 minori, con 78 prime visite così suddivide: 13 per la fascia d’età tra i 13 e i 14 anni; 39 per le quindicenni e le sedicenni; 21 per la fascia tra i 17 e i 18 anni. L’adolescenza è un periodo molto delicato: i ricoveri possono durare anche due mesi, mentre i percorsi per uscire da questo disagio durano anni. Non sono poche le pazienti che entrano bambine ed escono adulte, una situazione dalla quale - specificano i medici - è necessario l’appoggio della famiglia.

Per il territorio provinciale di Ravenna nella giornata di ieri sono stati registrati 132 casi: si tratta di 54 uomini e 78 pazienti donne. I tamponi eseguiti sono stati 959. La Regione ha comunicato però cinque morti: tre uomini, di cui due di 89 anni e il terzo di 92 anni, e due donnee di 89 e 97 anni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 112.218. I pazienti in terapia intensiva restano due. I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 53 (-2 rispetto a lunedì, pari al -3,6%), l’età media è di 65,2 anni. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.045 (-33 rispetto a ieri, -3,1%), età media 74,5 anni.

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