Puntadiferro, la crisi dei negozi

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Il futuro è sempre un’ipotesi, ma non deve mai essere ciò che cantava Enrico Ruggeri, ossia «una scusa per ripensarci poi». No, il futuro di tante famiglie di imprenditori e lavoratori forlivesi è oggi e si gioca anche all’interno di quella cittadella ai margini della città che è parte integrante delle abitudini, della vita, “dell’oggi e del domani” di tanti cittadini.

Il centro commerciale “Puntadiferro” sta risentendo di una crisi della quale non si vede ancora la vera via d’uscita. Gran parte dei 97 negozi è costretto a restare chiuso nei prefestivi e nei week-end anche a maggio e una data per la riapertura ancora non è fissata. Mancati incassi, mancanza di prospettive hanno portato già almeno 10 attività (abbigliamento, biancheria, profumeria, ristorazione) a chiudere definitivamente o ad annunciare ai clienti di farlo a breve e i sindacati chiedono la convocazione di un tavolo istituzionale alla presenza della direzione del centro, accusata di rifiutare il confronto, per esaminare la situazione.

«Capiamo i problemi, li viviamo ogni giorno e comprendiamo quindi l’esigenza di tutelare il lavoro, ma non c’è alcun confronto cui ci sottraiamo perchè non siamo il soggetto che può dare le risposte – afferma Daniele Cabuli, direttore generale del Gruppo Igd cui fanno capo il “Puntadiferro” e altri 11 centri in regione –. Non c’è una concertazione collettiva da fare, ogni attività presente al centro commerciale è, singolarmente, titolare della propria forza lavoro. Noi affittiamo loro i locali».

Ecco il punto, però. Molti contratti d’affitto pluriennali scadevano nelle scorse settimane. Alla direzione, gli imprenditori chiedono uno sforzo sui nuovi affitti che rischiano di non essere più sostenibili. «Sia chiaro che non abbiamo proposto alcun aumento dei canoni, è assurdo solo pensarlo>.

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