Ora che lotta con Lecuona per il 10° posto, ammiro ancora di più Valentino Rossi

Un campione che corre per passione e per uno stile di vita, non piace più se non agli sponsor e ai supertifosi. Così Valentino Rossi, invece della pensione, potrebbe essere quasi costretto ad un ultimo sforzo nel 2022.

"Valentino ritirati!!!". E' l’invito che da più parti si sente fare all’asso di Tavullia che si è preso queste settimane di pausa dalle corse per decidere cosa fare. Tutti i soloni ad accalorarsi, per spiegare che così non può andare avanti. L’ultima bella stagione risale al 2015, con il fattaccio di Marc Marquez ad aiutare Jorge Lorenzo, poi ancora vittorie e splendide gare fino al 2017, un 2018 fatto di un 3° assoluto senza brillare e poi poco. Ora, vedere Vale sulla Yamaha Petronas cadere mentre cerca di prendersi il 10° posto mette tristezza a tanti. E’ ancora un personaggio il Rossi, però non più come pilota, ma come ex, come campionissimo, come idolo di simpatia e fascino.

Mia nonna Liliana, alla sua veneranda età di 94 anni, lo dice da diverse stagioni: "Deve ritirarsi, non ha più l’età per rischiare e correre...". Io invece dico sempre di no. Eo un ragazzo quando incontrai Vale bambinetto, ad una festa di motociclisti alla discoteca “Controsenso” di Forlì. L’idolo all’epoca era Loris Reggiani, ma conoscevo già il figlio di Graziano Rossi: leggevo avidamente Motosprint, sognavo di correre nel mondiale con la Paton e battere Rainey, Lawson, Schwantz, Doohan e Chili. Era la fine dell'estate del 1994 e Vale aveva appena vinto il campionato italiano 125 Sport production con la Cagiva Mito del team Lusuardi, battendo in una contestatissima gara finale Stefano Cruciani con Aprilia Rs Campetella Padella. I due si erano toccati e il secondo era stato punito dalla direzione gara per la manovra.

Vale, ricordo, ne parlava più e più volte con la madre ed una sua amica, vantandosi di essere il campione, mentre loro lo prendevano in giro. Mi sembrava un bimbetto elettrico, fastidioso e simpatico al tempo stesso. Rimasi un po’ a spiarlo in un angolo, convinto che, forse, stavo guardando un futuro campione: secoli fa ormai…. e una delle poche previsioni azzeccate.

Così, quando si parla di ritiro, mi sento sempre un po’ più vecchio anche io. Un po’ come capitò quando si ritirò Max Biaggi, campione vero classe ‘71 come il sottoscritto (nel senso dell'anno di nascita, mica per i titoli). Un Biaggi che avevo iniziato a seguire ai tempi delle vittorie nel campionato europeo 250 da tifoso quando correva con il team Italia 250. Poi, da giornalista grandicello, ho avuto la possibilità di avvicinare e intervistare entrambi.

Hanno rappresentato lo sfondo di un periodo importante della mia vita, come di tantissime migliai di persone in tutto il mondo. Così, quando Vale si ritirerà, si chiuderà un periodo storico che ho vissuto, come accade tante volte con tanti campioni. Ma non è solo per questo che mi piace che non molli. Vederlo correre per il 10° non mi fa affatto pena: a 42 anni lotta ancora e chiede il massimo a se stesso, merita solo applausi. Potrebbe vivere di rendita, facendo l’opinionista o il team manager: lo coprirebbero d’oro! Un po’ come quella statua vivente che è “Mino” Agostini. Invece si sbatte per raggiungere e passare Lecuona.

Oggi Valentino Rossi dimostra solo una cosa: di essere un grande sportivo e un appassionato vero di gare. Così, se lo sponsor arabo gli forzerà la mano per averlo in gara ancora nel 2022 con Ducati non sarò per nulla contrariato. Come possono spendere 15 milioni di euro per schierare Luca Marini e Marco Bezzecchi? Non ce ne vogliano i due ma chi li andrà a cercare per scriverne o per vederli? Vale è un campione e se non riesce a mettere Maverick Viñales su una Gp22 del suo team, allora tocca a lui. A Borgo Panigale sognano il suo sì per prendersi la rivincita dello sfortunato biennio insieme: gli daranno un mezzo buono e chissà… così spero di sentire ancora mia nonna Liliana dire: "Quello lì si deve ritirare, non ha più l’età….".

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