Alluvione Emilia-Romagna, come aiutare

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Il Cesena è ancora vivo: un punto di carattere a Marassi

dal nostro inviato

GENOVA. È andata a finire che Giacomelli aveva chiamato 4 minuti di recupero e al 94’ Gregoire Defrel si è involato verso la porta in uno contro Obiang. Era l’azione della partita, era il finale che probabilmente Di Carlo aveva immaginato per tutta la settimana. Novanta minuti e passa a reggere l’urto a una bella realtà del campionato come la Sampdoria, racchiusi come una mano che si chiude e si apre, per dirla alla Eugenio Fascetti. Poi in quell’uno contro uno, tutto il Marassi ha trattenuto il fiato, Defrel ha cercato il sinistro per tuonare il gran finale. Niente da fare, l’ha presa Obiang. Defrel poteva passare alla storia, è passato alla geografia.

Punto d’orgoglio. La Sampdoria pregustava una goleada e alla palla al centro ha rovesciato in campo tutto il suo potenziale d’attacco, impostando una partita aperta che nei timori della vigilia poteva finire 5-2. Invece è finita 0-0, col Cesena che per oltre un’ora ha viaggiato all’ombra di un fantastico Mudingayi, sorretto da una difesa eccellente nella ripresa, con Volta che è cresciuto alla distanza e ha rilevato al meglio un Capelli fermato dalla febbre. Infine, il portiere ha parato. Il tiro nello specchio più pericoloso è arrivato all’89’, scagliato da Mesbah, e Agliardi ha detto di no. Nulla di speciale, ma ha parato, magnifica normalità a sostegno di uno 0-0.

La Sampdoria aveva avuto un’impronta intimidatoria fin dalla prima palla al centro, che quelli di casa battono con otto giocatori disposti sulla linea di metà campo e solo Romagnoli e Silvestre davanti alla loro area. Quelli di Mihajlovic lanciano subito la sfida ed è come se urlassero: «Facciamo a chi segna di più?». Così si lanciano in avanti senza paura di allungarsi e concedere il contropiede a un Cesena che nel primo tempo avrebbe pure avuto due-tre falde acquifere su cui gettarsi a campo aperto, ma senza Defrel è dura affondare i denti. Così la partita è in gran parte della Samp, che quando si accende Eto’o è una bellezza a vedersi. Il Cesena fa gara d’attesa più per forza che per scelta.

Rodriguez e poco altro. Il Cesena del primo tempo è in due tiri in porta di Rodriguez addomesticati da Viviano (paratone al 30’), ma è soprattutto difesa, con le quattro punte di Mihajlovic che non non stanno mai ferme (tranne il sultano Eto’o) e quando aprono il gas, ti chiedi come faccia a stare ancora 0-0.

Ripresa. Con la Sampdoria che annacqua il suo tremendismo, Di Carlo fa la mossa giusta in attacco, chiamando Defrel per Rodriguez per sfruttare la sua corsa a campo aperto. Il Cesena riesce a stare più alto e le 4 punte di Mihajlovic iniziano a diventare un lusso. Per mezzora succede poco o nulla, salvo un rosso risparmiato ad Okaka (solo giallo) per gomitata su Volta al 71’ che introduce un finale pessimo di Giacomelli. Il crescendo della Samp invece è stato furore e confusione, col Cesena che ha sbandato di brutto con il cambio Ze Eduardo-Mudingayi, che è come dire cambio la Mercedes ed entra la Ritmo. Il finale è da fare rizzare i capelli, con Ferrero a saltare in un tripudio di selfie mentre Lucchini salva un gol fatto su Romagnoli, Agliardi è decisivo su Mesbah e Defrel ha la ripartenza da «potrei ma non riesco». Sono i sussulti finali di un gran punto, con tutti a ripensare a Defrel e a quell’azione finale. Non ha vinto, non riesce mai a fare qualcosa di clamoroso per cambiarsi la vita, ma è vivo. Il verdetto di ieri sul Cesena in fondo è tutto qui.

 

 

 

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