Gli assegnano la casa popolare ma ha già due ville da nababbo

Rimini

RIMINI. Nella casa popolare assegnatagli non ci stava, preferiva la grande villa che aveva in un altro comune. Un’abitazione da nababbo di proprietà della donna con cui nel frattempo si era sposato, “dimenticandosi” però di cumulare i redditi e di spiegare che lui, la residenza, non l’aveva nemmeno più a Rimini. Oppure preferiva l'altra villa, quella al mare, in una nota località turistica a centinaia di chilometri di distanza, dove andare a concedersi un po’ di relax.

Una vita perfetta che conduceva da tempo, almeno fino a quando i vicini non hanno fatto la spia. Già perché sono stati loro, in quell’alloggio di edilizia residenza pubblica, a notare uno strano viavai di persone a cui quei sessanta metri quadri sarebbero stati subaffittati. E del riminese di mezza età che doveva abitarci, nemmeno l’ombra. Le segnalazioni sono arrivate al Comune, che ha fatto scattare i controlli e le successive indagini: «Ricostruito il quadro della situazione che ha dell’incredibile», spiega il vicesindaco Gloria Lisi, «abbiamo fatto partire la decadenza del diritto. Ma la casa non è stata lasciata».

Già perché l’assegnatario si è opposto e l’amministrazione è stata trascinata in tribunale: «Ora partirà una causa, assieme ad altre tre, con altrettanti inquilini, per analoghe violazioni - spiega la Lisi -. L’ennesima prova delle tante difficoltà concrete che si trova di fronte chi ha il compito di far rispettare i regolamenti, le leggi, i diritti dei cittadini. Si va dagli abusi edilizi, al superamento dei limiti reddituali previsti, alle condotte contro i regolamenti condominiali, o la non effettiva residenza negli appartamenti: tutte persone per cui il diritto è decaduto ma che fanno causa al Comune perché non vogliono andare via». Nei motivi che portano allo scontro inquilini Erp e amministrazione non c’è quindi solo il superamento del limite massimo previsto di 51mila euro di Ise, ma anche il non utilizzo dell’alloggio, le costruzioni abusive di casette per gli attrezzi in giardino, o le chiusure di verande, altrettanto irregolari. O ancora: il deposito comune per le biciclette usato per ospitare, in modo permanente, delle persone durante la notte.

Un sottobosco variegato, in cui «a fare da sentinelle sono i vicini di casa - continua la Lisi - oltre ai nostri controlli a campione, facciamo quelli su segnalazione che portano a risultati fruttuosi». Di uscire però dalle case popolari, con canoni da 30 a 300 euro, nessuno è intenzionato: il turn over dei 1.400 alloggi comunali è passato dai 30 del 2013 ai 50 del 2014. E in 1.675 sono ancora in lista d’attesa.

 

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