Lavapiatti perde la testa sul lavoro e con la mannaia minaccia clienti e colleghi

Rimini

RIMINI. Sopraffatto dal troppo lavoro e da qualche presa in giro di troppo da parte dei colleghi il lavapiatti sbotta in cucina e poi, dopo aver afferrato una mannaia per disossare la carne, semina il panico tra i clienti.

È accaduto l’altra sera in un ristorante di Misano Adriatico, solitamente dall’atmosfera rilassata. A un certo punto, però, la tranquillità è improvvisamente venuta meno quando uno degli addetti ha perso le testa dopo una una discussione con alcuni colleghi. L’uomo, un quarantunenne cittadino senegalese (Moussa Sarr), regolare in Italia, che da due mesi lavorava nel locale ha dapprima iniziato a urlare come un ossesso e poi, dopo avere afferrato una mannaia in una mano e un coltellaccio nell’altra ha brandito le lame all’indirizzo dei suoi colleghi e dei titolare. «Adesso basta! Non ne posso più. Vi ammazzo», avrebbe gridato il senegalese che ha inseguito i suoi “nemici” perfino tra i tavoli dei clienti. Secondo l’accusa lo straniero ha minacciato di morte più volte i colleghi e anche alcuni clienti, poi è sembrato calmarsi, sebbene non abbia mai riposto le armi.

Neppure l’arrivo dei carabinieri della stazione dell’Arma di Misano Adriatico è stato di per sé sufficiente a riportare l’uomo alla calma. Il quarantunenne non aveva alcuna intenzione di lasciarsi identificare e i militari hanno dovuto sfoderare le armi per convincerlo a gettare a terra coltello e “machete”.

Ieri mattina davanti al giudice, l’imputato, difeso dall’avvocato Fabio Paesani, ha spiegato che il suo gesto è frutto dell’esasperazione per i ritmi di lavoro e, soprattutto, per le continue prese in giro dei colleghi della cucina, tutti italiani. «Sono il bersaglio dei loro scherzi, me ne dicono di tutti i colori, offendono per gioco i miei familiari senza immaginare. Una storia che va avanti da due mesi».

A farlo infuriare sarebbe stato, in particolare, il riferimento che uno di loro avrebbe fatto alla vita sessuale della sorella, che in realtà è deceduta. Sarr, in Senegal, ha una moglie e un figlio. Sarà processato, con rito abbreviato, per minacce aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Nel frattempo è stato scarcerato con il divieto di dimora in provincia di Rimini.

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