Pedopornografia, arrestato un impiegato insospettabile

Rimini

RIMINI. Il “Rito della pedomessa”. Decine di pagine dai contenuti sacrileghi e infamanti affermazioni rivolte a Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate  assassinata dal muratore Massimo Bossetti già condannato in primo e secondo grado all’ergastolo. C’è anche questo ignobile “volumetto” il cui contenuto difficilmente potrà essere pubblicato, nella montagna di immondizia pedopornografica sequestrata giovedì scorso nell’abitazione di un impiegato di 53 anni residente in un paese della provincia di Rimini.
La rete dei maniaci

Il nome dell’insospettabile fa parte del lungo elenco di pedopornografi finito nella rete di una indagine partita alla fine dello scorso anno e che sta attraversando la Penisola da nord a sud. Il blitz scattato 48 ore fa ha spalancato le porte delle celle per diverse decine di maniaci.

L’orrore in Rete

Bambini e bambine delle più svariate fasce d’età, costretti a sottostare a “giochi” erotici con uomini adulti e animali. Sono solo alcune delle immagini raccapriccianti trovate nella disponibilità dell’impiegato, un “single” normale, all’apparenza. Nella sua casa gli investigatori hanno sequestrato più di un Pc, diversi hard disk, pennette Usb. Cosa ci sia dentro lo verificheranno tecnici e periti della Dda che ha coordinato l’indagine. Difficile pensare che contengano cose diverse dai primi file aperti, dal contenuto inequivocabile e del tutto simili a quelli scambiati con gli altri co-indagati. I periti dovranno cercare anche di capire dove le sevizie documentate da foto e filmati sono state commesse. E di come è nato l’ignobile “vademecum” che ha per protagonista Yara Gambirasio. Una ulteriore spregevole aberrazione in una vicenda che ha ancora molti risvolti da chiarire.

Sotto stretto controllo

L’uomo, dopo le formalità di rito, è stato tradotto nel carcere dei Casetti dove ieri ha ricevuto la visita del proprio avvocato. L’interrogatorio di convalida dell’arresto dovrebbe avvenire oggi.
L’impiegato è stato rinchiuso in una cella d’isolamento. Anche nel mondo non proprio oxfordiano delle galere di tutto il mondo, personaggi accusati di usare violenza sui bambini o anche “solo” di provare piacere attraverso la pedopornografia rischiano di non essere molto amati.

Legge incomprensibile

Quando un investigatore, un magistrato dicono che nella loro carriera non hanno mai visto e letto niente di simile, sapere che il codice penale del nostro Paese per il reato di pedopornografia on line prevede una pena base “massima” di 3 anni e quindi che l’arresto non è obbligatorio ma facoltativo, porta pensare che qualcosa nel sistema giudiziario italiano non funzioni. E che le parole dell’ex pubblico ministero Antonio Di Pietro dette quando ancora indossava la toga, sembrano essere decisamente sempre d’attualità. Sosteneva infatti l’ex magistrato del pool milanese di Mani pulite, che in Italia chi legifera lo fa con lo scopo di legare le mani a investigatori e magistratura.
All’impiegato i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta contestano l’aggravante della detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico. Tradotto: la pena massima può essere aumentata di due terzi. Eppure che si tratti di un reato grave il legislatore lo sa bene, tanto da affidare l’indagine per competenza alla Direzione distrettuale antimafia.

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