Dall'Ausl 136mila euro per i preti in corsia

Rimini

RAVENNA. Il conforto religioso impartito dai sacerdoti fra le corsie dell’ospedale non è gratuito. L’Ausl di Ravenna spende circa 136mila euro all’anno per garantire l’assistenza religiosa nei presidi ospedalieri di Ravenna, Faenza, Lugo e Cervia, in cui si trovano 7 parroci nominati dalla diocesi, che amministrano il culto in tutto e per tutto come in una qualsiasi parrocchia.

Per il circolo Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) di Ravenna, si tratta di un costo che grava sulle Ausl e sui cittadini e per questo ha reso noto la convenzione quinquennale dell’azienda sanitaria con la diocesi, stipulata secondo quanto previsto da una normativa regionale del 1989.

La convenzione, che scade alla fine del 2016, e può essere rinnovata di anno in anno fino ad un massimo di tre, prevede l’impegno dell’Ausl alle spese di mantenimento degli spazi adibiti a chiesa all’interno dei singoli ospedali, con tutto l’arredo necessario. Fornisce inoltre un alloggio sempre con arredi, attrezzature e tutto quanto occorra per il loro servizio, e si fa carico di tutta la manutenzione ordinaria e straordinaria, le pulizie, le spese per telefono, acqua, luce e gas.

Solo nell’ospedale civile di Ravenna ad esempio, l’assistenza religiosa è garantita da due sacerdoti, i quali dispongono di una cappella all’interno della struttura ospedaliera, di un ufficio, più un alloggio personale costituito da 2 locali, il tutto per un costo annuo complessivo di circa 41 mila euro.

Il costo del servizio, evidenziato dallo Uarr, appare però tendenzioso agli occhi di don Giacomo Mucìa, uno dei due sagrestani presenti ogni giorno nell’ospedale di Ravenna. «Queste persone – replica – non capiscono l’importanza del servizio religioso. Se qualcuno ha dei dubbi può senz’altro raggiungerci per verificare di persona. Noi siamo presenti 24 ore su 24, ed è normale che l’Ausl ci fornisca tutti i servizi che ci occorrono. Visitiamo due volte al giorno, mattina e pomeriggio, i reparti per recare conforto ai pazienti, amministriamo i sacramenti e portiamo quel conforto religioso che molti ci chiedono. C’è chi vuole confessarsi e spesso capita che i familiari ci chiamano di notte per recare la parola del Signore ai loro cari».

In difesa dei sette sacerdoti anche il consigliere provinciale Udc Gianfranco Spadoni, oltre a rimarcare la sobrietà dei locali assegnati a chi amministra il culto negli ospedali, sollecita i membri dello Uaar ad analizzare, sotto il profilo economico, «un’altra faccia del problema assistenziale rappresentato dalla Caritas e da alcune parrocchie, a cominciare da quella di San Rocco, le cui attività sono continue, prive di sovvenzioni e contribuiti, basate sul volontariato e che in ultima analisi presentano bilanci costantemente in rosso per il forte incremento di richieste di ogni tipo».

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