Ravenna, per la Pialassa i tempi si allungano: "Lavori finiti entro fine anno"

RAVENNA. I tempi per il fine lavori della pialassa Piomboni si allungano ancora una volta, ma il presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Daniele Rossi, è fiducioso: «Contiamo di riprendere l’esecuzione del progetto entro due mesi e di ultimarlo entro la fine dell’anno». La dichiarazione è arrivata ieri pomeriggio, al centro di una commissione ambiente organizzata in Municipio e che ha visto una nutrita partecipazione di tecnici e di fruitori delle valli ravennati. Il grande progetto di risanamento della pialassa è infatti tema che sta a cuore a molti, se non fosse altro perché se ne discute da circa un trentennio. Non c’è dubbio, però, che si tratti di un’opera che ha trovato davanti a se numerosi ostacoli. Nel novembre del 2012 la consegna dei lavori alle società Piacentini costruzioni, Nautilus srl e L’Avvenire 1921 avvenne con grande clamore, ma già nel 2015, dopo nemmeno tre anni dall’inizio, l’Autorità portuale fu costretta a dichiarare il primo brusco stop. Una modifica nei parametri degli idrocarburi voluta dal Ministero dell’ambiente rese di fatto inidonei i materiali che servivano al completamente del progetto.

Nel frattempo le società che avevano vinto l’appalto sono andate avanti nella realizzazione dei canali mareali, nell’escavo del canale circondariale e nella “costruzione” delle barene e delle porte veneziane e vinciane per il passaggio dell’acqua. All’inizio di quest’anno, però, queste opere sono state di fatto ultimate e così si è arrivati al secondo brusco alt. Ad oggi, infatti, l’Autorità portuale non ha ancora trovato i materiali alternativi per realizzare parte delle arginature e Arpae è al lavoro per analizzare i fanghi di alcune delle casse di colmata per capire se siano o meno utilizzabili. Se così non fosse l’ente di via Antico Squero sarà costretto a comprarne di adatti, con un eventuale aggravio dei costi di 32 milioni di euro.

Il nodo

«Quello dei materiali per le arginature - ha dichiarato Rossi - è il vero nodo che al momento ci separa dall’ultimazione del progetto. Ma non appena verranno individuati quelli qualitativamente e quantitativamente più idonei ripartiremo». Stimolato anche dalle domande dei consigliere comunali di opposizione presenti ieri in commissione, il presidente di Ap ha però dovuto ammettere che il sostanziale stop di tre anni per la realizzazione degli argini ha comportato dei problemi. «Dei danni ci sono stati - ha confermato - e più avanti potremo essere più precisi nella valutazione delle conseguenze dovute a questo fermo anche dal punto di vista economico. In ogni caso ad oggi non mi sento di dire che non ci siano i soldi per ultimare i lavori».

L’opposizione compatta e con loro anche alcuni dei capannisti presenti in sala ci hanno però tenuto a ricordare che i problemi oggi nel Piomboni sono tanti ed evidenti. E in buona parte, secondo loro, dovuti a questo progetto di risanamento interminabile. In particolare il dito è puntato contro il parziale interramento della zona ovest del Piomboni, dove i canali mareali dovranno sostanzialmente essere scavati quasi da zero. Secondo i fruitori della valle, infatti, la mareggiata dell’ottobre scorso ha rotto parte dell’argine della cassa di colmata, generando uno sversamento di sedimenti nei canali appena scavati, che si sarebbero così interrati. Al termine della commissione ha preso la parola il direttore dei lavori Claudio Miccoli. «I problemi ci sono stati - ha ricordato - ma quello che abbiamo fatto fino ad ora ha portato un sostanziale benessere alla valle e questo va riconosciuto. L’acqua fluisce e dal punto di vista faunistico c’è un grande ripopolamento. Le paratoie serviranno a evitare l’ingresso di possibili inquinanti provenienti dal porto e ora proporrò anche una difesa delle zone interne».

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