Truffa sui depuratori dell’aria, un anno per il finto agente

Ravenna

RAVENNA. Per installare un nuovo depuratore dell’aria a “prezzo d’occasione” in sostituzione di quello vecchio aveva chiesto che prima fossero saldate le restanti rate del primo modello, per un totale di 4.500 euro in contanti. Ed era riuscito a farsene dare 3mila, prima che la vittima, un pensionato ravennate 70enne, si insospettisse per le insistenze del presunto agente. E, infatti, telefonando alla ditta dalla quale aveva fatto il primo acquisto, aveva scoperto che l’uomo al quale aveva consegnato il denaro non aveva nulla a che fare con l’azienda. Si è concluso ieri con la condanna a un anno il processo in rito abbreviato nei confronti di Alberto Valbonesi, 52enne forlivese domiciliato in un albergo a Castrocaro Terme. Era accusato di truffa, alla luce di due episodi avvenuti il 13 e il 20 febbraio scorsi, finiti con l’arresto da parte dei carabinieri della stazione di Ravenna e del Nucleo operativo. Il pensionato stava ancora pagando le rate dell’impianto, acquistato per 12mila euro. Informazione che il finto agente conosceva. Tanto da presentarsi a casa della vittima con l’auto dell’azienda stessa, ricevuta in uso la sera precedente da un rappresentante col quale la vittima aveva effettuato il primo acquisto. Mezzo poi sequestrato su disposizione del pm Lucrezia Ciriello, così come bollettini, ricevute e documenti vari. A quel punto l’agente aveva proposto la sostituzione del vecchio modello, previo saldo del vecchio conto rimasto in sospeso. A un primo versamento di 2mila euro erano seguite altre due tranche da 500 euro l’una, prima il 13, poi il 20 febbraio. Infine il rappresentante aveva chiesto il saldo in contanti dei 1.500 euro residui, tenendo come garanzia un assegno da 100 euro. Insospettitosi per quelle modalità “anomale”, l’anziano aveva contattato l’azienda fornitrice. E solo a quel punto, scoperto che l’agente non risultava tra i dipendenti, aveva chiamato i carabinieri. Così, il giorno seguente, ad aspettare il venditore c’erano anche i militari pronti ad ammanettarlo. Per quegli stessi episodi era finito sotto la lente della procura anche la società fornitrice del primo impianto e una seconda azienda forlivese, per la quale l’imputato era effettivamente collaboratore. f.s.

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