L'omicida confessa: «L'ho uccisa dopo aver bevuto un caffè con lei»

Rimini

RAVENNA. Venerdì sera ha chiesto di poter parlare con pm e polizia e poi ha confessato: «L’ho uccisa io. L’ho fatto per soldi. Quanto? Le avevo chiesto 30 euro, ma non me li ha voluti dare». Dopo dieci giorni di carcere Giuseppe Napoli è crollato. Il 55enne catanese, accusato di essere l’assassino della 75enne Anna Maria Bartolotti, ha ammesso le sue responsabilità nel corso di un interrogatorio durato poco più di due ore alla presenza degli uomini della squadra mobile, del pm titolare del caso, Angela Scorza e del procuratore capo Alessandro Mancini. Ed è stato proprio lui, ieri mattina, a rendere pubblica la confessione di Napoli: «Anche alla luce di quanto ormai già ricostruito dai giornali - ha detto il procuratore - a questo punto sentiamo l’esigenza di informare direttamente su un delitto che ha scosso l’opinione pubblica, ma che è stato risolto in tempi brevissimi grazie al prezioso lavoro della polizia e del pm Angela Scorza, che ringrazio».

Napoli, assistito dall’avvocato Carlo Benini, nei giorni scorsi aveva chiesto un incontro con gli inquirenti. La sensazione era che fosse in procinto di confessare. E così è stato. Dalle 15 alle 17 di venerdì ha ripercorso quella lunga giornata nel corso di una deposizione a dir poco drammatica, in cui è scoppiato a piangere più volte: «Ero andato da Anna Maria per chiederle dei soldi. Poche decine d’euro per comprare un regalo per la sorella Luisa (Napoli, come noto, era stato in passato legato alla donna di 23 anni più grande, ora ricoverata in una casa di riposo). Lei non mi ha voluto dare quei soldi, ma mi ha offerto un caffè. Quando si è alzata per lavare le tazzine sono stato preso come da un raptus e le sono saltato addosso. Ho preso una sciarpa di lana e ho cercato di strangolarla. Poi è caduta a terra e le sono saltato sopra lo sterno con le ginocchia e infine le ho conficcato nel collo qualcosa di appuntito, ma non chiedetemi cosa. Davvero non ricordo». Questo, in sintesi, quanto dichiarato dall’uomo. Una ricostruzione definita «compatibile» con quanto stabilito dall’autopsia che aveva fatto emergere, oltre ai segni di strangolamento e accoltellamento, persino una rottura delle costole della povera pensionata, spiegabile a questo punto con l’enorme differenza di stazza tra l’aggressore e la Bartolotti. Subito dopo Napoli - stando alla sua confessione - fruga nell’armadio della donna e ruba alcuni gioielli e il portafogli poi gettato in un cassonetto. Quando comincia a star male entra in un bar, chiede un alcolico per riprendersi, poi una camomilla. E infine raggiunge l’ospedale con i vestiti ancora imbrattati di sangue». Difficile pensare che possa aver fatto tutto da solo e anche per questo l’indagine, nonostante la confessione di Napoli, come riferito ieri dal Corriere è tutt’altro che conclusa. «Ma su questo fronte d’inchiesta - conclude Mancini - preferiamo non aggiungere nulla a quanto già trapelato».

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