Tolto il trasporto casa-lavoro ai ciechi: "Ci hanno lasciati col sedere per terra"

Rimini

RIMINI. Sono rimasti con «il sedere per terra». E tutto per colpa «della burocrazia». Va dritto la punto Pier Domenico Mini, presidente dell’Unione italiana ciechi di Rimini, che dal 31 dicembre scorso, dopo dieci anni di fila, ha visto terminare il servizio di accompagnamento casa-lavoro-casa diretto ai lavoratori non vedenti. Un aiuto che nel 2006 la Provincia aveva presentato come «un passo concreto per creare le condizioni migliori per le persone disabili, non vedenti o ipovedenti, senza essere gravate da situazioni di svantaggio». Ora tutto è finito. In attesa che la Regione, un domani ma non si bene quando, ci possa mettere una pezza. Anche se su quei soldi, purtroppo, non c’è nessuna certezza. E la preoccupazione sale.

Mini, ci racconta com’è possibile che il servizio sia stato tolto?

«È successo tutto con il passaggio di numerose funzioni dalla Provincia alla Regione e l’accompagnamento con trasporto che serviva a oltre una decina di non vedenti è terminato dopo essere stato una preziosissimo aiuto dal 2006 in poi. Ora proveremo a fare in modo che la Regione ce lo finanzi ancora, ma non abbiamo nessuna certezza che questo possa avvenire. Intanto sono passati già diversi mesi e i lavoratori ciechi devono arrangiarsi come possono».

I soldi da dove arrivavano?

«La Legge 68 impegna ogni azienda ad avere un certo numero di persone diversamente abili. Chi non ottempera a questo obbligo, paga una multa che viene destinata ad un fondo per progetti di mobilità sul lavoro. Tramite la Provincia avevamo fatto sì che poco meno di 50mila euro all’anno andassero per questo trasporto. Si trattava di uno sforzo piuttosto importante: la cooperativa La Romagnola, a cui era stato affidato il servizio, andava a prendere con diversi mezzi i lavoratori già dalle 5 del mattino, in maniera tale che le persone arrivassero alle 7.30 a destinazione».

Sapevate che ci sarebbe stato il passaggio di funzioni dalla Provincia alla Regione, non potevate muovervi prima per evitare che ci fosse lo stop?

«Noi ci siamo mossi in largo anticipo, da luglio 2016, per evitare di arrivare in questa situazione. Abbiamo fatto di tutto per non trovarci in questa paralisi. Ma siamo rimasti bloccati dalla burocrazia e ancora adesso siamo in un limbo in attesa di capire come andrà a finire».

Dalla Regione cosa dicono?

«Ci sono degli iter, delle procedure da seguire. Ci sono dei bandi per l’assegnazione dei fondi (circa un milione di euro, ndr) e da tutta l’Emilia-Romagna arrivano dei progetti per i quali si chiede il finanziamento. Tra questi c’è anche il nostro, il trasporto casa-lavoro-casa per il quale ovviamente non abbiamo ricevuto nessuna garanzia, perché ancora devono essere fissati i criteri in base ai quali saranno ripartiti i soldi. Noi sappiamo che la concorrenza è tanta ed è per questo che siamo in apprensione».

Nel caso dovesse andare male, cosa farete?

«Il dispiacere sarebbe tanto, Quel servizio rappresentava una conquista. Comunque non abbiamo pensato a soluzioni alternative, almeno per ora».

Nel caso dovesse andare bene e dovessero finanziarvi, quali sono i tempi?

«I tempi non li so, difficile fare delle previsioni, proprio perché di mezzo c’è la burocrazia contro la quale è complicato combattere, come abbiamo visto in questi ultimi mesi. Credo comunque che se dovesse andare bene, forse potrebbe ripartire a fine anno. Ma ripeto: sono tutte supposizioni».

Nel frattempo come fanno i lavoratori non vedenti a raggiungere le destinazioni?

«L’aiuto viene dato dai familiari che come possono cercano di dare una mano, oppure dai cani guida, con il rischio però che possa accadere quello che è successo sabato scorso, quando alle 7 della mattina quella donna non vedente che andava al lavoro è stata aggredita da un altro cane in pieno centro. È chiaro che non le sarebbe accaduto se fosse stata accompagnata come accadeva prima».

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