MELDOLA. «Posiamo oggi una pietra sociale e strategica, per pazienti e familiari di chi affronta un percorso di cura all’Irst-Irccs, ma anche fondamentale per l’intero territorio». Con grande emozione, già da qualche giorno, hanno preso il via i lavori di riqualificazione dell’istituto San Giuseppe. Ieri la collocazione simbolica della prima pietra, o meglio la posa in opera del ghiaino. Diventerà la foresteria dell’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori: 26 camere, 45 posti letto e oltre 2 milioni per un progetto di housing sociale che, ed è il più grande vanto, «cercherà di alleviare il disagio di chi già vive una situazione critica come la malattia» spiega il direttore scientifico, Dino Amadori. La consegna dei lavori è prevista entro l’anno, «in tempi record» ha sottolineato il presidente dell’istituto, l’ex ministro Renato Balduzzi. Già per la fine del 2015, quindi, il complesso verrà rivoluzionato, ma solo nella parte dell’ala laterale, attualmente in disuso, mentre il corpo principale manterrà la funzione di scuola materna e uffici. All’evento hanno preso parte anche i direttori Irst Marcello Tonini e Mattia Altini, il sindaco di Meldola, Gianluca Zattini e Roberto Pinza, presidente della Fondazione Cassa dei risparmi di Forlì, che finanzia il cantiere. «Il sociale, insieme all’economia e alla cultura – ragiona Pinza – sono le priorità per il territorio».
Le risorse derivano da un bando per l’edilizia sociale del Fondo Emilia Romagna social housing, gestito da Investire immobiliare, e dal contributo economico di 2 milioni della stessa Fondazione. «Ci troviamo a 200 metri dall’istituto – espongono i coordinatori dei lavori, Daniele Cenni, Davide Chiumenti e Giacomo Satta -. Quest’ala del complesso si affaccia sulla via Mastri, ora la sua visuale è ostruita da alcuni corpi fabbrica, che verranno demoliti e ricostruiti a lato, con le medesime volumetrie e adibiti ad ambulatori, liberando l’edificio principale e creando un giardino centrale». All’interno il rifacimento sarà totale. Verranno create camere, con adeguati livelli di confort, fornite a prezzi calmierati («ad oggi pensiamo la cifra oscilli dai 30 ai 50 euro» precisano dall’Irst). «Per noi – specifica ancora Amadori – è importante che la persona trovi uno spazio dove si senta a sua agio. Qua in Irst abbiamo almeno il 20 per cento dei pazienti che vengono da fuori Romagna. La necessità di alloggiare vicino all’istituto si fa molto forte, ad esempio, nei casi di terapie ripetute». «L’Irst è il nostro faro – plaude anche il sindaco Zattini – che ci sprona sempre a porci sfide nuove». Come il recupero della Rocca per farci un istituto per la terapia del dolore? «Attenzione pariamo di un’ipotesi non un progetto – puntualizza Amadori –, ma sarebbe qualcosa di molto importante. La Johns Hopkins University, con la quale sono in contatto, si è detta interessata all’idea di collaborare con noi, ma qui la decisione è tutta della Regione, che dovrebbe puntare sull’istituto per sviluppare la ricerca sulle cure palliative».