Un Supercinema doc nel nome di Wenders

Rimini

SANTARCANGELO. «Credo che l’idea di un film debba nascere da un sogno...». Questa espressione di Wim Wenders sembra perfetta per descrivere il progetto ambizioso realizzato nella sala a lui dedicata del Supercinema di Santarcangelo di Romagna. Dallo scorso anno la gestione di entrambe le sale (accanto a quella più piccola da 106 posti intitolata Wenders c’è anche la Antonioni da 296 sedute) è stata affidata all’associazione Dogville. Dopo aver digitalizzato la sala più grande, quest’anno è stata resa fruibile anche la Wenders, in cui sono state apportate migliorie allo schermo, ai proiettori e all’impianto fonico.

«L’obiettivo preciso per questo spazio più ristretto, dalle dimensioni intime e perfetto per incontri o percorsi didattici, è farne il cuore di un polo per la cultura cinematografica, con la vocazione specifica per il cinema documentario – spiega Roberto Naccari, tra i fautori dell’iniziativa –. Il 29 novembre scorso è stata così inaugurata questa nuova formula, proiettando il documentario “Sugar Man” di Malik Bendjelloul, e possiamo essere orgogliosi di poter dire che a Santarcangelo di Romagna, una piccola realtà, sia nata la prima sala nazionale dedicata al documentario. Il nostro territorio ha un antico legame con il mondo del cinema, basta pensare che negli anni ’80 tra Cattolica, Rimini e Bellaria c’erano tre delle più importanti rassegne cinematografiche a livello nazionale. In Regione poi ci sono molte iniziative dedicate al documentario, come il Bellaria film festival, il Biografilm festival e l’attività di D.E-R (Documentaristi Emilia-Romagna), quindi ci sembrava doveroso fissare questo legame in uno spazio».

In che modo avviene la programmazione?

«Nostra partner in questa esperienza, che è a tutti gli effetti una scommessa, è la casa distributrice di documentari I wonder pictures. A partire dal venerdì alla domenica di ogni settimana proiettiamo un documentario scegliendolo tra le migliori pellicole internazionali. Questo perché riteniamo estremamente importante offrire al pubblico prodotti di eccellenza che offrano un’idea delle potenzialità del documentario creativo. Vogliamo far conoscere il cinema documentario il più possibile allargando la fascia di pubblico, che potrà andare da quello generico a quello legato ai percorsi didattici, passando per il mondo dell’associazionismo. Il problema del cinema documentario è che spesso si tratta di film senza un lancio pubblicitario, con registi poco noti e che non possono fare affidamento sul traino di attori famosi, ma siamo convinti che se ben comunicati si possa arrivare a coinvolgere un pubblico sempre più vasto. La nostra associazione è composta da figure che finora si erano occupate di altro (dalla regia all’organizzazione di eventi culturali), ma in questo anno ci siamo impegnati a scoprire come gestire un cinema come esercenti. Con me ci sono Eugenio Tontini, Stefano Bisulli, Angela Gorini, Alessandra Fontemaggi, poi siamo costantemente alla ricerca di partner altrettanto folli che insieme a noi vogliano credere in questa scommessa».

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