La Barafonda e Raoul Casadei, miti della Romagna

RIMINI. Con un nuovo singolo dal sapore estivo, tornano i Nashville & Backbones, gruppo romagnolo attivo da più di quindici anni che mescola country, folk, rock e reggae con lo scopo genuino di «cantare e far cantare». L'ultimo estratto dal disco "Cross the river", uscito l'anno scorso, si intitola "Spirit of the summer" ed è visibile in esclusiva sul nostro sito.
Il video è stato girato a San Giuliano: come mai?
«La Barafonda è un po' la culla di Rimini: la città si è man mano "spostata" e il quartiere è stato un po’ dimenticato ma negli ultimi anni c’è stata una forte rivalutazione del quartiere ed è diventato di nuovo bello passeggiare e fare un po' i turisti a casa propria. Abbiamo pensato che fosse il posto perfetto per unire il vecchio al nuovo, che è anche la nostra filosofia in musica».
Si trova anche un cameo di Raoul Casadei: com'è stato lavorare con lui?
«Raoul è una persona davvero d’altri tempi: ci ha accolti a casa sua come uno zio che non vedi da tempo, con ospitalità e una bottiglia di Sangiovese buono (del quale dice di curare personalmente la scelta dell’uva). C’è davvero tanto da imparare, in più ci stiamo ancora chiedendo come faccia a tenersi in forma in quel modo: sospetto che il vino buono abbia un ruolo in tutto questo».
Descrivete il vostro album "Cross the river" come un'esortazione «ad attraversare senza paura i numerosi confini della vita di tutti i giorni, i limiti imposti dalla società e a volte da noi stessi»: quali avete incontrato durante il vostro percorso e come li avete superati?
«I limiti sono più che altro concettuali: essere un gruppo italiano che vuole cantare in inglese spesso ti chiude più porte di quante te ne apra. Inoltre il nostro sound non insegue mode o trend, ma semplicemente cerca di raggiungere le radici della musica che più ci piace e con la quale siamo cresciuti. Se abbiamo superato questi ostacoli non sta noi a dirlo, noi però siamo sicuramente molto soddisfatti di questo lavoro e questa è la ricompensa più importante che ci sia».
Che cosa è cambiato rispetto all'album precedente "Haul in the nets"?
«Credo che oggi abbiamo messo più a fuoco il nostro percorso, come se avessimo un paio di occhiali nuovi con delle lenti migliori: conosciamo meglio i nostri mezzi, i pregi e i difetti di ognuno, cerchiamo di tirare fuori il meglio da quello che abbiamo piuttosto che intestardirci a fare cose che non sono nelle nostre corde. Alla fine è una forma di sincerità: chi viene ai nostri concerti sa che ci piace dire le cose come stanno senza troppi orpelli e manierismi da palco. Forse alla fine le cose possono davvero essere così semplici e naturali».


Info: www.nashvilletrio.it.

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